Intervista a Katia Anedda a cura di Fabio Polese
(ASI) Gli Stati Uniti d’America, si considerano, da sempre, portatori di democrazia. Calpestano tradizioni e culture in tutto il mondo e non solo, vogliono dimostrare la loro assoluta egemonia sul sistema giudiziario mondiale. Un cittadino italiano, Carlo Parlanti, è tutt’ora detenuto nelle prigioni americane per un presunto stupro. E’ bastata la testimonianza di una cittadina statunitense, una cinquantenne che, a detta dei dottori, è psichicamente instabile, contro quella di uno straniero, in questo caso di un italiano.
Per questa vicenda, nessuno ha invocato rabbia o sgomento. Poca è stata la diffusione delle notizie e della battaglia che Katia Anedda e gli amici del sito www.carloparlanti.it stanno portando avanti per far venire alla luce la verità. Intanto, in questi giorni, si è riaperto il processo sulla vicenda di Meredith Kercher a Perugia – appuntamento fissato per sabato 11 Dicembre -. Tra lo show mediatico che ne è venuto fuori, gli Stati Uniti, attraverso i loro politici, non hanno perso tempo a difendere la loro connazionale Amanda Knox, giudicata colpevole dell'omicidio Kercher. Agenzia Stampa Italia ha incontrato Katia Anedda – nella foto insieme a Carlo - per porgli qualche domanda e per capire meglio il caso giudiziario di Parlanti.
Chi è Carlo Parlanti e come mai è detenuto negli Stati Uniti?
Riproduco fedelmente quanto scritto sul libro “Stupro? Processi perversi” dall’esimio prof. Vincenzo Mastronardi. Carlo Parlanti, nasce il 1° Novembre 1964 a Montecatini (Pistoia). Famiglia della media borghesia locale, padre funzionario di banca. La madre opera in un centro estetico. Diplomato, un anno di università a Pisa, allievo ufficiale di complemento (Artiglieria Contraerea) a Sabaudia. Nel 1988 viene selezionato dalla IBM per un corso residenziale di Analista Programmatore, che supera brillantemente. Parlanti consegue la qualifica giusta nel momento giusto, è disponibile ai trasferimenti, il carattere sostanzialmente estroverso e la prestanza fisica facilitano i contatti; dopo IBM, nel 1992 è presso la Nestlé Italia come Consulente Senior. Le sue competenze sui sistemi gestionali lo portano nel 1995 in J.D. Edwards Italia e infine, nel 1996, negli Stati Uniti, presso la Dole Fresh Vegetables di Monterey (CA). La qualifica professionale di Carlo Parlanti, in quegli anni tanto ricercata quanto ancora ben pagata, gli assicura un ottimo contratto ed una discreta disponibilità di denaro. Si integra con disinvolta scioltezza nella realtà Californiana, instaurando nel lungo periodo di permanenza statunitense anche alcune relazioni sentimentali.
Cosa gli viene contestato?
Per conoscere bene le dinamiche e tutta la storia, sarebbe utile visitare i siti a lui dedicati, o meglio leggere il libro di cui sopra, per non cadere nel pregiudizio di conoscere di impatto le infamanti e inattendibili accuse rivoltegli dalla sua ex convinvente Rebecca White, accuse di sequestro di persona, violenza famigliare e stupro. Parlavo di dinamica perche’ anche a detta dei maggiori esperti in criminologia e anatomia tali accuse non hanno alcuna fondatezza e riscontro sopratutto fisico e medico ma hanno contribuito ad costringerlo ad 9 anni di detenzione nel carcere californiano di Avenal, nella contea di King.
Quali sono le prove?
Le prove a cui si sono riferiti i giurati per dare un giudizio di colpevolezza sono state semplicemente:
- Il fatto che Carlo si sia avvalso del suo diritto costituzionale di non testimoniare.
- La testimonianza di una ex di Carlo che lo ha definito una persona violenta senza pero’ portare prove di maltrattamenti reali e provati avvenuti.
- La testimonianza di una esperta di abusi sulle donne che non ha mai avuto a che fare con la coppia, ma ha delineato quello che secondo lei era il carattere di un tipico abusatore di donne.
Leggendo gli atti, si evince che i fatti tenuti in considerazione dei giurati sono stati:
- Il fatto che l’imputato fosse Italiano, un pregiudizio di base infiammato dalle parole del PM americano che ha portato i giurati a considerare Carlo sommariamente come un Italiano che non disdegna le donne, ama il vino ed e’ percio un violento.
E la difesa?
Da quanto si evince oggi, Carlo non ha avuto una buona difesa, seppur strapagata, ci sono dei grossi dubbi che l’avvocato difensore abbia fatto un qualche accordo con il PM. A difesa di Carlo c’e’ realmente tutto:
1) Gli spergiuri e le contraddizioni dell’accusatrice, anche solo leggendo la sua testimonianza si puo’ verificare che la donna e’ stata addirittura colta in fragrante spergiuro durante il procedimento.
2) Perizie mediche che sfortunatamente siamo solo riusciti ad ottenere negli ultimi tempi e che distruggono il castello accusatorio gia’ instabile dell’accusa.
3) Documentazione che prova il dolo da parte di personaggi coinvolti che e’ stata nascosta e riaffiorata negli ultimi tempi; e’ proprio l’esistenza di questa documentazione tenuta nascosta che suggerisce una negligenza criminale da parte dei difensori di Parlanti.
4) Non ci sono assolutamente prove che sulla scena del presunto crimine ci sia stata lotta, cosi’ come vicini e la stessa polizia hanno visto la donna e non hanno notato alcun segno di maltrattamento; addirittura potete trovare le foto scattate dalla polizia che ritraggono la donna senza alcun livido sul sito http://www.stuproprocessiperversi.it
5) Il profilo di Carlo che emerge da due testimonianze di sue ex che non hanno bisogno di rivalsa per vivere, ovvero la mia testimonianza e quella di Mai De Barra e’ di una persona equilibrata e sicuramente non violenta.
6) Diverse interviste ad altre ex di Carlo, fatte e sfortunatamente non portate in tribunale, evidenziano lo stesso, tra queste ci sono le interviste a Cindy U. a Cecilia Howells, Richard Lee, Mrs Child, Valerie Esposito, Brian Whittney altre persone che conoscevano da tempo Carlo; addirittura l’intervista all’ex marito di Rebecca White e del marito della migliore amica di questa, mette in evidenza l’inattendibilita’ della donna. Io stessa, conosco Carlo da ben 18 anni e sono qua’ ad evidenziare i crimini che hanno commesso contro di lui imprigionandolo da innocente.
Lo Stato Italiano ha aiutato voi e Carlo Parlanti affinché torni in patria?
Lo Stato Italiano non e’ stato tempestivo come sarebbe stato opportuno, negli ultimi anni ha cercato di dare supporto ma in realta’ senza alcun risultato. Sicuramente avrebbero agito con piu’ prontezza e piu efficacemente affinche’ Carlo tornasse a casa da colpevole, ma non e’ questo che vuole Carlo, lui vuole che venga riconosciuta la sua innocenza visto che e’ gia stata provata dagli atti del processo e tornare a casa da uomo innocente quale e’.
E’ da poco uscito il libro “Stupro? Processi perversi. Il caso di Carlo
Parlanti”, crede che potrà servire almeno per far conoscere una storia di cui
pochi ne hanno parlato?
Il libro e’ un vero e proprio atto di denuncia pubblica: accusa l’integrita’ del procedimento processuale evidenziando che la donna e’ stata colta in fragrante spergiuro senza essere punita. Accusa la polizia e la procura di aver utilizzato evidenze contraffatte e di aver occultato fatti a discarico. Accusa numerosi medici non solo californiani di aver emesso certificazioni false ed in contrasto con le foto della polizia ed altre certificazioni. Ci auguriamo vivamente che questo sia abbastanza a far muovere i media e pretendendere chiarezza e spiegazioni.
Come mai, secondo lei, nei mass-media, ci sono argomenti che vengono trattati e altri no?
Penso che i media siano piu’ attenti a fattori economici che a fattori umanitari e spesso ci propinano sempre le stesse cose che possono vendere facilmente senza fare vero giornalismo.
Ci saranno degli appuntamenti per far conoscere il caso di Carlo e, magari,
per sostenere le spese giudiziarie? Quali sono?
Stiamo lavorando per poter sicuramente far conoscere tramite la presentazione del libro il caso, prossimamente con l’aiuto di alcuni parlamentari italiani sara’ indetta una conferenza stampa in cui si parlera’ dei 2905 italiani detenuti all’estero all’interno della quale verra’ presentato il libro e il caso di Carlo che si puo’ considerare il caso simbolo degli italiani detenuti all’estero a cui vengono violati diritti, perche’ il primo diritto violato a Carlo e’ quello che non dovrebbe mai essere violato in un paese civile: la presunzione di innocenza e un giusto processo. Con l’aiuto di tutti i connazionali l’associazione che presiedo “Prigionieri del Silenzio” si auspica di poter promuovere diverse manifestazioni anche culturali per sostenere Carlo e anche altri connazionali. Sul caso Parlanti lo scorso anno e’ stato messo in scena l’atto teatrale “Legami” che si puo’ richiedere sul sito dell’associzione: http://www.prigionieridelsilenzio.it e si spera ci possano essere ulteriori replice in giro per l’Italia.