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L’Umbria è diventata un crocevia di traffici illeciti

(ASI) Terni - Un vero bollettino di guerra le statistiche sulle morti per droga in Umbria, con 4 decessi nell’ultimo mese di giugno.

 Le quattro vittime avevano un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, segno tangibile del fatto che la tossicodipendenza non sia unicamente piaga giovanile, bensì diffusa anche tra gli adulti e, in alcuni casi, insidiatasi nel nucleo familiare.

Il Consiglio Regionale dell’Umbria, attraverso l’opera di Maria Rosi, (consigliere regionale del PdL e vice presidente della Commissione sulle tossicodipendenze) ha stilato un rapporto dettagliato che non si limita ad elencare il numero delle vittime, ma soprattutto ad analizzare fasce d’età, tipi e frequenza di consumo. Secondo il sondaggio condotto dalla commissione, dei soggetti intervistati il 35% ammette di essere consumatore saltuario, mentre il 46% di assumere droga almeno una volta al mese. Altro fattore indicato dalla Commissione è la provenienza delle vittime: pare che su dieci decessi nove provengano da altre regioni, cosa non impossibile se si pensa a quante persone, tra turisti, studenti e lavoratori frequentino Perugia e la sua provincia.

Esempio eclatante la giovanissima Elisa Benedetti  di Città di Castello, a Perugia per studio e trovata morta sul greto del torrente Ventia dopo un sabato di sballo. Era il gennaio scorso e la notizia suscitò scalpore, sia per la modalità della morte, sia perché nel capoluogo umbro è estremamente semplice, anche per chi ha pochi soldi in tasca, procurarsi la sostanza che, aggiunta all’alcol diventa cocktail mortale.

 

Ma perché un così alto tasso di consumi e di decessi (235 negli ultimi dieci anni)?

 

L’Umbria è diventata un crocevia di traffici illeciti, gestiti tra gli altri anche dalla Camorra (emblematico l’arresto nei primi giorni di giugno di un faccendiere dei Casalesi, con affari in sospeso a Terni) e dalla ‘Ndrangheta.

L’infiltrazione criminale nella nostra regione comincia sul finire degli anni Ottanta, con personaggi legati al giro della mala romana, la nota Banda della Magliana, e alla NCO di Raffaele Cutolo.

Dopo il Duemila arrivano i Casalesi, il temibile clan di Casal di Principe, che opera sulle direttrici dell’estorsione, dell’usura, del traffico di stupefacenti.

Se un tempo il mercato illegale della droga aveva prezzi estremamente elevati, in una manciata d’anni le tariffe del contrabbando si sono notevolmente abbassate, divenendo concorrenziali. Con meno di 50 euro è possibile acquistare una dose di cocaina, mentre cannabis e sintetiche (queste ultime non di rado tagliate con altre sostanze assolutamente nocive e pericolose) raggiungono livelli di vendita da supermercato.

 

Quali strade seguire per combattere il fenomeno?

 

Il 14 Giugno scorso, alla notizia del proprio inserimento nella Commissione sulle tossico dipendenze, Franco Zaffini (FLI) ha auspicato un cambiamento di rotta nella lotta al fenomeno del consumo e dello spaccio di droga.

Lotta che, secondo il consigliere di FLI, è necessario condurre con un’analisi dettagliata delle realtà, che si materializzi con la realizzazione di potenziali soluzioni. Le vie per combattere la piaga che, come noto, ormai non colpisce più soltanto i giovani, sono nello studio e nella valutazione del fenomeno e di quanto e come esso sia intersecato nel tessuto sociale regionale.

 

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