
E' forse che il Popolo delle Libertà cominci a fare 'i nomi' dei suoi veri persecutori? Sia la magistratura guidata dalle toghe rosse o i giornali di Murdoch, la parola complotto è riecheggiato più e più volte tra le fila del centro-destra.
Nella quotidianità in cui affrontiamo le scelte che il nuovo governo tecnico ci impone, appare evidente perché la triste era-Berlusconi sia finita. Più che per le gravose imputazioni sostenute nei numerosi procedimenti giudiziari, le leggi ad personam o le spumeggianti feste di Arcore (queste ultime 'paradossalmente' più sentite dall'opinione pubblica rispetto alle accuse di corruzione), l'entourage berlusconiano è crollato arrendendosi all'immenso potere dei mercati finanziari. Gli stessi mercati che risplendono dietro il simbolo dell'Euro o del modello economico tedesco e che, in questo momento, vengono rappresentati in pieno dal bocconiano Monti.
Le parole del segretario Alfano, nascoste nell'ombra delle tesi proposte dall'illustre professor Giacinto Auriti, in che ottica dovrebbero essere realmente lette? C'è veramente da fidarsi di questa nuova 'opposizione'?
Da un lato dà sicuramente speranza veder puntare il dito contro una delle principali cause della crisi piuttosto che sui tanto decantati effetti denominati debito sovrano, spread o Eurobond. Dall'altro, dopo le ultime batoste elettorali, la spinta patriottica dei vertici del Pdl potrebbe essere interpretata come un messaggio pubblicitario piuttosto che una radicale antitesi verso i mali che in questo momento oscurano i popoli europei e non. In questa prospettiva l'intervento di Alfano potrebbe essere tradotto come un tentativo di rilancio del partito, con la speranza di accaparrarsi le attenzioni ed il consenso di quelle frange meno moderate e liberali della destra. Fa strano, infatti, notare come il Popolo delle Libertà, dopo 10 anni di euro e svariato tempo al governo, si accorga solo ora di queste questioni.