(ASI)Analisti e commentatori offrono molteplici interpretazioni di quel Grillo-pensiero che si è materializzato nelle forme del Movimento 5 Stelle: rigurgito dell’antipolitica, effetto crisi, fenomeno ciclico di un paese dall’identità smarrita, e via così alla ricerca di una categoria concettuale adatta a cristallizzare un torrente in piena che agita le coscienze.
L’ispiratore, ideatore e profeta mediatico, è stato passato ai raggi x alla ricerca dei retroscena occulti della sua ascesa, da offrire ai detrattori ovvero per ragion di obiettività dei suoi adulatori. Dalle biografie non autorizzate traspaiono evidenti incongruenze con i fatti e le circostanze che hanno riempito i suoi copioni dallo humor intelligente, sceneggiati per un pubblico affamato di verità. La verità si sa, è un’arma a doppio taglio, non conviene professarla se non a costo di un atteggiamento stoico nei confronti della stessa. Il suo socio-editore-amico-produttore Gianroberto Casaleggio, guru della comunicazione, consulente di multinazionali quali Pepsi e JP Morgan, ex consulente Telecom -quando la (giusta) crociata anti Telecom faceva la fortuna dei primi spettacoli- incarna l’anti-pensiero del Movimento 5 Stelle, pur essendone il teorico della prima ora.
E ancora, Curzio Maltese racconta la delusione di quella volta in cui vide il comico genovese, alla fine di uno dei suoi show eco-tecnologici, andar via con un SUV di grande cilindrata, alla faccia dell’energia pulita e della mobilità alternativa. Tuttavia, la coerenza non è una qualità richiesta al comico di professione il quale, per definizione, deve far ridere e all’occorrenza offrire spunti di riflessione a chi lo ascolta, senza prerogativa di farsi esempio. La vera colpa di Grillo, se di colpa si tratta, è il plagio, il furto della maschera di scena che più di un secolo fa, altro connazionale aveva immaginato e forgiato nel personaggio di un classico della tradizione letteraria italiana. Il “grillo parlante” nato dalla penna di Carlo Collodi, è la voce della coscienza di Pinocchio, il burattino di legno allegoria di tutti i ragazzi, le cui avventure sono metafora del diventar grandi.
Il Beppe, Grillo di nome e di fatto, nelle sue arringhe esilaranti da fiato alla coscienza collettiva, dice verità che in quanto tali irritano chi sa di mentire e spaventano chi ne sente il peso insostenibile. I politici tanto vituperati dal comico genovese, ignoranti e piccoli nella loro protervia, sono lo specchio dei nostri atteggiamenti quotidiani, delle scelte individuali più o meno consapevoli che fanno la risultanza del carattere nazionale. Non serve il Grillo-parlante a ricordarci che una società migliore è possibile, lo dice lui stesso, il progresso tecnologico ha rivoluzionato l’accesso all’informazione, con buona pace dei sistemi di potere che si affannano a controllarla; quello che c’è da sapere è lì davanti a noi, moderni pinocchietti che devono invece ritrovare il coraggio di scegliere e assumersi la responsabilità del proprio destino.
In un certo senso, grazie signor Grillo.
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