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Oggi non festeggio, Oggi sono preoccupato per il destino dell'Italia e degli italiani

(ASI) Oggi non ho nulla da festeggiare, oggi, come semplice, libero cittadino italiano non sento un clima di festa, ma avverto, fragorosamente, il lamento del popolo. Oggi, sono molto preoccupato per il destino della mia Patria e per il futuro di tutti gli italiani. Preoccupato per la pericolosa deriva che da anni sta portando la nostra amata nazione, in ogni ambito, allo sbando.

La causa principale di questa continua decadenza del nostro Stato è da ricercarsi nei politici, insensibili, privi di idee geniali, totalmente incapaci e corrotti che, nei fatti si sono dimostrati di non avere minimamente a cuore la sorte degli italiani. Politici inetti che non passeranno alla storia. Mentre noi italiani, non dobbiamo scordarlo mai che siamo discendenti di quei geniali connazionali che nel tempo hanno tenuto alto il nome dell'Italia nel mondo e l'hanno fatta diventare la culla della civiltà. Non a caso il 70% del patrimonio artistico mondiale appartiene ed è in Italia. Invece in questa epoca ci troviamo di fronte a politici, inutili in tutti i sensi, piccoli, piccoli, votati più a curare gli interessi personali e delle potenze straniere, piuttosto di soddisfare le lecite e giuste necessità della propria gente.
Oggi, non festeggio perché mi giunge il lamento delle popolazioni colpite dal sisma, il frastuono assordante del pianto delle famiglie, dei pensionati che economicamente non arrivano alla seconda settimana.
Oggi non festeggio per ho coscienza del pessimismo che assale i giovani, la gente di mezza età , ed i meno giovani che sono tutti senza lavoro.
Oggi non festeggio perché è viva in me l'acre sensazione d'instabilità che provano i precari, le giovani coppie mono reddito che non riescono a vedere un futuro davanti a loro.
Oggi non festeggio perché mi atterrisce il pensiero che ha visto aumentare a dismisura la disoccupazione.
Oggi non festeggio perché l'Italia ha ancora il triste primato per le morti bianche sul lavoro, perché sono in aumento a dismisura i suicidi di giovani, disoccupati, pensionati, lavoratori, imprenditori, spesso disperati perché si sentono abbandonati e finiscono in mano all'usura.
Oggi non festeggio perché sono in pena per tutti gli esodati a cui non è stata trovata ancora una equa soluzione del loro problema.
Oggi non festeggio perché non mi sento assolutamente rappresentato da un governo che in sfregio a trattati di amicizia e all'articolo 11 della costituzione ha permesso che si usassero le armi, di più ha fornito anche le basi militari per risolvere le controversie internazionali non con la forza della diplomazia, bensì con l'intervento degli eserciti. Un esecutivo che si spera, un giorno possa avere un risveglio di coscienza e pensare che, forse, poteva evitare molti morti, tantissimi anche della popolazione civile.
Oggi non festeggio perché chi attualmente ci governa  non è stato eletto e rappresenta i poteri forti e non il popolo. Un presidente del consiglio (appoggiato e assecondato da una maggioranza risultante da una coalizione parlamentare, scandalosamente eterogena et spuria che, un giorno, dovrà pure assumersi le sue grandi responsabilità per tutte le scelte ingiuste ed impopolari che ha fatto), che cinicamente e freddamente ha tagliato dapprima l'adeguamento delle pensioni medio basse, poi ha pesantemente tagliato pure lo Stato sociale (Sanità, Scuola, Pensioni, Fondi ai disabili, etc. etc.), aumentato le tasse, innalzato l'Iva, fatto pagare l'IMU sulla prima casa, accresciuto le già altissime accise sulla benzina. Un presidente del consiglio che, da una parte, freddamente fa stringere la cinghia a tutti gli italiani, dall'altra però non si vergogna di fare azioni poco comprensibili e condivisibili quando, improvvisamente, fa pagare dal Tesoro a gennaio di questo anno alla banca d’affari americana Morgan Stanley, 2,567 miliardi di euro per i derivati. Quando deve spiegare l'opportunità e la priorità di questa operazione che cadeva in un momento di crisi economica acuta. La risposta del rappresentate dell'esecutivo Grilli fu semplice, ma non esaustiva: si trattava di un debito che l’Italia non poteva non pagare, soprattutto, in un momento in cui si cercava di recuperare credibilità sui mercati finanziari.  Resta il fatto che nessun italiano sapesse di tale esposizione, né ancora conosciamo in dettaglio se vi siano altri debiti di questo genere che possono mettere a rischio la stabilità economica dell'Italia.
E' evidente che al tecnico messo et imposto a capo del governo interessa principalmente riconquistare  la fiducia dei mercati finanziari. Cosa che si ottiene con un politica  di lacrime e sangue il cui peso sta ricadendo e ricadrà quasi totalmente sul popolo italiano, della cui fiducia e degli enormi, immani sacrifici che dovrà sostenere al governante automa parlante nulla importa.   
Oggi non festeggio perché il nostro primo ministro, appena arrivato, incurante di questo periodo di forte recessione. ha avuto il coraggio di dileggiare quei giovani che sognano il posto fisso con la frase: «I giovani devono abituarsi all'idea che non avranno un posto fisso perché...il posto fisso è da sfigati". Da che pulpito viene la sua inopportuna osservazione, lui che è stato, non si sa per quali meriti, nominato senatore a vita e che può contare su sostanziose rendite mensili. Inoltre, lo stesso primo ministro non sa trovare le risorse necessarie per finanziare adeguatamente il fondo dei disabili e dare una speranza di vita dignitosa a loro e alle famiglie. Per converso, non ha difficoltà a confermare, unicamente per ossequio atlantista, l'acquisto oneroso, assolutamente inutile dei caccia F35 statunitensi. Quando invece non ci sono soldi da destinare alle classi sociali più deboli e per dare respiro al ceto medio, ai piccoli imprenditori e alle piccole aziende italiane. Però si sperpera una cifra considerevole ed estremamente rilevante, prezioso danaro. pubblico che viene buttato per finanziare le missioni militari italiane all'estero. Lo si fa in maniera disinvolta e solo per compiacere l'alleato Usa, ma il primo ministro dimentica che moltissime delle nostre città sono infestate da spacciatori, per lo più stranieri che senza scrupolo vendono impunemente e liberamente droga e la morte alle persone. Questo è il motivo per cui fra i paesi che hanno il triste primato delle morti per overdose c'è pure l'Italia.
Così come non sono debellati i malaffari della grande e piccola criminalità italiana. Un capo del governo che, per  sa perfettamente che l'Italia è sotto attacco della speculazione finanziaria, ma non si attiva per far nulla per bloccare tale attentato alla Stato italiano. Non corre ai ripari per difendere la nostra sovranità. Basterebbe una legge che preveda l'introduzione del reato di crimine finanziario. Accusa che deve scattare nel momento in cui viene messa a rischio la stabilità economica e sociale dell'Italia.
Oggi, non festeggio perché sento come la maggior parte degli italiani che il paese legale è lontano dal paese reale. Sento più sideralmente lontano il presidente della repubblica che ha permesso, come espresso in precedenza, che non solo l'articolo 11 della Costituzione (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...) venisse infranto. Infatti la stessa cosa è accaduta anche per l'articolo 1 che recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". A questo proposito a voi sembra giusto che il presidente della repubblica, dopo la caduta ingloriosa dell'ultimo esecutivo Berlusconi, non abbia indetto nuove elezioni? Il popolo è sovrano ed a lui è demandata la possibilità di scegliere il nuovo governo? Il che ha significato la nomina di un uomo, prima come senatore a vita, a cui subito dopo è stato affidato l'incarico di primo ministro. Ma costui non è stato né eletto dal popolo, né è suo delegato. Ma, il capo del governo è semplicemente un tecnico, un personaggio, democraticamente imposto agli italiani, la cui unica cosa certa che si conosce che è un rappresentante dei poteri forti. Dico, come può essere giusto ed accettabile ciò? Mi appello all'articolo 21 della costituzione e alla libertà d'espressione che esso concede agli uomini liberi.
Oggi non festeggio perché non c'è nulla da festeggiare, ma tanto da essere preoccupati. Viviamo un epoca in cui lo stato non è più un grande Stato, perché la "democrazia" come l'hanno interpretata loro e i loro governi ha ridotto una nazione che era industrialmente ed economicamente fra le nazioni più importanti al mondo, in un paese povero a causa del suo enorme. smisurato debito pubblico. Debito che, ingiustamente, pesa indistintamente per oltre 30.000 mila euro su tutti italiani. Una nazione che ha ora limitate risorse ed è in balia costante della tirannia speculativa dell' alta finanza. Una nazione che più a pensare ai problemi degli italiani si preoccupa ed è sotto ricatto delle agenzie di rating e del differenziale (spread) dei nostri titoli con quelli tedeschi. Una nazione che con il decreto numero 59, pubblicato recentemente in Gazzetta Ufficiale, ha stabilito che in caso di calamità naturale, i danni subiti dagli immobili saranno interamente a carico del proprietario. Proprio così, in caso di terremoti, alluvioni, eruzioni, frane e maremoti non sarà più lo Stato a dover intervenire per risarcire i malcapitati e finanziare la ricostruzione, ma saranno i cittadini stessi a dovervi provvedere a proprie spese. E' proprio vero che l'improntitudine dei politici non ha limite.
Oggi, infine, non festeggio perché invece i (dis) valori su cui fondate la vostra festa sono prima di tutto da voi traditi. Pertanto, come libero cittadino, visti ed appurati gli effetti negativi, democraticamente affermo che i falsi principi su cui si basa il vostro concetto di democrazia non mi appartengono, anzi, civilmente, li voglio cambiare radicalmente. Io, semplice uomo del popolo che davvero ama profondamente l'Italia starò sempre e comunque dalla parte degli italiani e festeggerò solo quando tutti gli italiani lo potranno di nuovo fare.

 

 


 
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