(ASI) BEIRUT - “Il Libano con tutte le sue comunità è un Paese ospitale e guarda verso tutti con amicizia. Il nostro Paese subisce i riflessi di quello che sta succedendo in Siria. E’ molto probabile che in occidente i governi e l’informazione cerchino di comunicare alla gente che in queste zone ci sia una trasformazione democratica. Non è così, in realtà, si sta spingendo al caos più totale”. Con queste parole, Ammar Moussawi, responsabile esteri di Hezbollah, il Partito di Dio, e deputato del Parlamento libanese, ci accoglie in una delle loro sedi a Beirut sud.
“Se si diffonde il caos – continua - siamo tutti minacciati. C’è un sostegno diretto al fondamentalismo”.
Su quello che sta accadendo in Siria e di conseguenza nel nord del Libano Moussawi precisa: “i governi occidentali e alcuni governi arabi dicono che stanno lavorando per l’interesse della Siria e le loro pressioni arrivano anche in Libano. Hanno fatto pressioni affinché il governo libanese permetta un corridoio umanitario. Ma lo scopo non è questo, loro vogliono far passare le armi dal nostro Paese. Gli ultimi avvenimenti accaduti nel nord del Libano e lo scontro che si è aperto tra l’esercito libanese e alcuni gruppi di salafiti armati, aveva lo scopo di indebolire la forza dell’esercito per prendere il controllo della zona, utilizzandola come una base per sostenere, con le armi, i ribelli siriani. Questo vuol dire mettere il Libano in una situazione di pericolo”. L’opinione di Hezbollah e del governo libanese, è quella di essere neutrale sulla “crisi siriana”. “Ma c’è una parte di libanesi – continua il responsabile esteri - quelli del gruppo «14 marzo» che si vantano di voler dare sostegno ai ribelli siriani e questo significa esportare la crisi siriana nello scenario libanese. Noi pensiamo che questa sia una minaccia. Le interferenze straniere non fanno che far crescere questa tensione. I pericoli che si presentano minacciano tutti”.
Poi Moussawi parla dell’attacco della Nato alla Libia. “Si è detto che la Nato è intervenuta in Libia per schierarsi con il popolo libico. Non posso accettare una cosa del genere. Sicuramente la Nato aveva altri obiettivi nascosti e le operazioni militari hanno provocato decine di migliaia di morti. E’ chiaro che volevano migliorare e consolidare gli interessi economici delle società petrolifere e tutelare gli investimenti in Libia. Dopo tutto quello che è accaduto, oggi la Libia è nel caos. Oltre alle divisioni etniche e religiose, sta provocando altri problemi nel continente africano. Sta facendo crescere l’immigrazione clandestina soprattutto in Europa. Sta crescendo anche l’estremismo islamico in tutte le regioni”.
Moussawi ha poi precisato di parlare da musulmano ma ha sottolineato che “la nostra posizione è diversa delle altre: non crediamo che l’Islam giustifichi le uccisioni e la repressione. Noi consideriamo l’Islam una rivoluzione per l’uguaglianza e la giustizia sociale e non per far crescere l’odio tra la gente. Certamente, in assenza di dialogo, le cose si stanno complicando. Anche in Siria non esiste nessuna altra soluzione se non il dialogo. E se non si garantisce il dialogo, andremo verso nuovi pericoli. Ecco perché noi sosteniamo i colloqui che ci sono a Baghdad del il 5+1, al di là dei componenti del tavolo, la consideriamo una opportunità per trovare delle soluzioni”.
Il 25 maggio è stata festeggiata la liberazione del sud del Libano, questo anniversario “è un’occasione storica per il nostro Paese”, ci dice il responsabile del Partito di Dio e continua, “i territori libanesi occupati dal 1978 e considerati dagli israeliani una cintura di sicurezza, nei quali hanno praticato il terrorismo, sono tornati libanesi. Quello successo il 25 maggio è la fine di questa occupazione. E’ la restituzione dei territori alla sovranità libanese grazie ad una resistenza popolare. Questo significa che, quando un popolo vuole la propria sovranità, può farlo. Il 25 maggio è sicuramente la festa di tutti i libanesi. Possiamo dire che questa festa è anche la festa dei palestinesi che continuano a soffrire”.
E parlando di sovranità, Ammar Moussawi, parla anche della situazione italiana ed europea. “In molti paesi il potere è sequestrato. Certamente sotto l’ombra della crisi economica si moltiplicano questi tentativi. Possiamo dire che il vostro governo sia commissariato dalla finanza internazionale. Accade lo stesso anche in altri Paesi europei come in Grecia e in Spagna. Le politiche di restrizioni imposte ai popoli europei, con la scusa di correggere la struttura economica, vengono considerate una strada indispensabile, ma la vera domanda che si deve porre è il perché si è arrivati a questo punto. Come mai, all’improvviso, l’Europa si trova indebitata, sotto pressione? Quali sono le politiche che ha adottato l’Europa per arrivare a questa situazione? Con alcuni amici, ambasciatori europei che stanno qui a Beirut, abbiamo parlato del perché si è arrivati a questo punto. Hanno risposto che l’euro ha servito tutti gli ambienti finanziari. Noi non possiamo escludere che ci sia un progetto per portare l’Europa nell’attuale situazione. Ci vuole un dialogo nazionale per affrontare questi problemi, se bisogna pensare a salvare un Paese ci deve essere una larga partecipazione. E’ utile un governo tecnico per salvare l’Italia di fronte a una crisi di queste proporzioni? Quando c’è una crisi nazionale si richiede un governo di unità nazionale. Quello che so è che i partiti italiani non hanno voluto partecipare al governo per non assumersi responsabilità. Credo che bisogna spogliarsi dei privilegi e uscire dall’appartenenza al partito e pensare alla patria. Al destino della nazione”.
Fabio Polese – Agenzia Stampa Italia
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