(ASI) Lettere in Redazione. Roma - Abbiamo bisogno di un'alleanza, o di una grande sinergia, noi musulmani di origine straniera e, l’altro di discendenza italiana, per confrontarci sulla realtà e, affrontare la nostra crisi di esistenza e convivenza. Per essere efficace nel capirci uno con l’altro, questa sinergia deve rendere consapevoli e coinvolgere ciascuna delle componenti della nostra società, arrivando fino alle persone e alle famiglie.
Solo così sarà possibile far entrare nell'agenda politico-sociale, la questione convivenza dopo la rivoluzione demografica degli ultimi anni. Lo scopo di quest’articolo-riflessione, al quale ha evidenziato altri scrittori il cambiamento demografico in Italia prima di me, e hanno lavorato sul problema alcuni dei maggiori demografi italiani di varie matrici culturali insieme a studiosi di altre discipline, è far penetrare nell'intero corpo sociale la consapevolezza della sfida di convivenza con cui l'Italia deve inevitabilmente misurarsi.
Infatti, a confronto con le donne italiane che in media concepiscono 1,33, le musulmane concepiscono in media 2,04 figli, ma il numero medio di figli è in calo anche tra queste donne musulmane, perché con l’integrazione gli immigrati musulmani si trovano ad affrontare gli stessi problemi degli italiani. Quale l’alto costo degli affitti e delle scarse politiche sociali, e cosi passa la pianificazione familiare in secondo piano. Quindi non e vero che noi famo più figlie di voi.
E poi, chi avrebbe ipotizzato questa diffusione larga di cognome stranieri e musulmani e in grande parte arabe nel territorio italiano. La cui proposta è di rilanciare una riflessione che, da un'oggettiva conoscenza circa la natura e l'intensità delle trasformazioni in atto. Sono finiti i tempi di considerare il cognome come Rossi o Russo al primo posto, oggi emerge dalla ricerca dell’associazione nazionale dei Comuni italiani che hanno pubblicato i risultati di un'indagine svolta dall'esperto di onomastica Enzo Caffarelli, dove si evince che il cognome straniero è destinato a crescere nel tempo.
Ad esempio: Hussein si aggiudica il primo posto del cognome straniero, e il 100° posto nell’elenco generale dei cognomi della capitale con 1399 presenze, seguito da Islam 246° uno dei nomi arabi per eccellenza, poiché indica la stessa religione musulmana, con il significato di "pace". Il primo seguito dal cinese Chen 147° posto, anche se quest’ultimo e sul podio a Prato, dove per la prima volta un cognome straniero conquista il primo posto nella terza città più popolosa dell’Italia centrale. Che contano circa 1100 cittadini di nazionalità cinese che portano questo cognome, uno dei cinque cognomi più frequenti in Cina. Il cognome del Sol Levante ha superato il diffuso Gori e Innocenti.
È sempre per la prima volta un cognome straniero musulmano conquista, il primo posto assoluto in una delle prime dieci città italiane più popolose del nord: accade a Brescia, con il cognome Singh, indiano-pakistano. E ancora, per la prima volta anche città medie o piccole presentano cognomi stranieri tra i primi: il tunisino Fatnassi 2° a Imperia, i singalesi Fernando e Warnakulasuriya, 14° e 22° a Verona.
E se noi guardiamo la distribuzione geografica del cognome straniero in Italia, troviamo: Puglia con 114 cognomi stranieri, Calabria 94, Lombardia 36, Piemonte 28, Lazio 23, Emilia Romagna 16, campagna 11, Liguria 6, toscana 6, Abruzzo 5, Veneto 4, Friuli Venezia giulia 3, Sardegna 2, Sicilia 2, Umbria 2, Molise 1 e trentino alto Adige 1.
Per non dimenticare che negli ultimi tre anni, esiste una nuova tendenza d’immigrazione, dove una bella fetta dell’immigrato nord africano ha fatto le valige e tornato in dietro con i suoi figli con mamme italiane o europee in maggioranza musulmane, colpa della crisi economica che ha colpito l’Italia e l’Europa, e per la fortuna di alcuni altri che, sono tornati dopo la rivolta del gelsomino con i loro figli con mamme di altre nazionalità arabe, spinti dalla voglia di fare studiare i loro figli da piccoli l’arabo e, altri tanti anche si non è origine di quella zona, stanno pensando a una nuova rotta specialmente verso la Tunisia e la Libia, anche se gli sbarchi non si fermano mai.
È questa, in estrema sintesi, la fotografia demografica dell'Italia dei nostri giorni. È una realtà sulla quale sembra doveroso interrogarci per capire quali siano i nodi difficili e, soprattutto, quali siano le sfide che ci attendono nel futuro.
Fathi Abed
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