Le parole del senatùr che hanno destato più clamore sono state quelle riferite a un presunto complotto contro il Carroccio: "Le cose sono organizzate", "è una specie di complotto, un amministratore inizia a parlare di cose gravi per telefono"; Bossi ha poi alluso al fatto che l'autista di suo figlio Renzo potrebbe esser stato persuaso dall'Intelligence. Queste teorie trovano eco nel parere di Beppe Grillo, il quale ritiene che l'inchiesta contro la Lega sia stata perpetrata per "togliere di mezzo" l'unico partito d'opposizione dotato di largo consenso elettorale presente in Parlamento.
Intanto Rosy Mauro, vicepresidente leghista del Senato, ha confermato di esser stata contattata da Umberto Bossi che le ha chiesto di dimettersi per il bene della Lega Nord. Tra le lacrime ha affermato che per la prima volta ha detto di “no” al Senatur, aggiungendo che vuole difendersi dalle accuse anche nella camera del Senato. "A Rosy Mauro – ha precisato – la Lega non ha mai dato un euro. Ma c’è la donazione del partito al Sindacato padano. Tutto è tracciabile dai bonifici. Ci sono estratti conto del sindacato con la mia firma, e si può verificare ciò che si vuole. Io non ho mai preso un euro. Il partito era assolutamente informato – ha proseguito – delle donazioni al sindacato. Tutti lo sapevano, anche Bossi, perché non c’era niente di illegale".
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