(ASI) La spinta autarchica del presidente statunitense potrebbe far aumentare la produzione di “italian fake” L’imposizione di dazi sul cibo Made in Italy negli Usa metterebbe a rischio il record di 7,8 miliardi fatto segnare nel 2024 in un mercato, quello statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare tricolore, con l’ulteriore pericolo di alimentare la già fiorente industria del falso.
È quanto afferma la Coldiretti in riferimento al messaggio del presidente Donald Trump agli agricoltori americani di prepararsi a produrre di più dopo l’annuncio dell’imposizione di tariffe aggiuntive dal 2 aprile sulle merci provenienti da Messico, Canada e Cina, che interesseranno anche l’alimentare. La preoccupazione è legata al fatto che un dazio del 25% sul cibo italiano farebbe alzare i prezzi al consumo per i consumatori americani, che potrebbero essere portati a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti “italian fake”. Gli Stati Uniti sono oggi il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone. Ma il problema riguarda un po’ tutte le categorie, dall’olio d’oliva ai salmi fino a passata e sughi. Una fiorente industria del falso che potrebbe avvantaggiarsi del calo di consumi del vero cibo italiano. Secondo un'analisi condotta da Coldiretti su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza di Trump su vari prodotti agroalimentari tricolori hanno causato una riduzione del valore delle esportazioni (confrontando il 2019 con il 2020). La diminuzione è stata del -15% per la frutta, del -28% per carni e prodotti ittici lavorati, del -19% per formaggi e confetture, e del -20% per i liquori. Anche il vino, sebbene inizialmente non colpito dalle misure, ha registrato un calo del 6%.Secondo una stima Coldiretti, un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in piùcon un costo per le singole filiere che sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi.“Nel trattare la quesitone dazi si continua a ragionare solo dell’economia reale, cioè quel che si produce, ma nessuno tiene in considerazione il tema dell’importazione dei servizi che in questo caso vengono erogati dal mercato statunitense – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. Mettere insieme questi due aspetti diventa la vera trattativa che l’Europa dovrebbe attuare in una visione comune per evitare che ci siano forme di penalizzazione economica che non gioverebbero né al mercato europeo né a quello americano”.