(ASI) «Tecnica del colpo di Stato» è stato forse il maggior successo editoriale di Curzio Malaparte, al secolo Kurt Erich Suckert. Gli costò il confino, tra l'altro, non appena vide la luce in Italia, dopo la prima pubblicazione in Francia. Se la prendeva con Mussolini e il suo regime, un po' da ingrato, visto il fervore malapartiano della prima ora.
Evidenziava difetti, ma anche virtù, di un presunto colpo di stato. Mi perdoni Malaparte, ma le tecniche usate dal governo sembrano proprio da colpo di stato. Dapprima il modo con cui il presidente è giunto al potere. Si può essere certi che nessuno avrebbe votato il governo dei professori. La macchina è stata costruita da un ardito colpo di mano del presidente della Repubblica, il solo che potesse nominare Monti dapprima senatore a vita, e poi primo ministro. Poi sono venuti i professori, le persone che dovevano salvarci dal baratro. Almeno così, ci è stato raccontato. Anche il decreto, prende il nome di “salva – Italia”, proprio per dare il carattere salvifico e necessario senza altre condizioni. Peccato che siano presenti liberalizzazioni che danneggeranno solo il Paese, in particolare categorie che non avevano affatto bisogno di questi provvedimenti. Se pensiamo di risolvere il problema crescita – occupazione con le licenze dei taxi, allora la propaganda deve affinare meglio le sue tecniche.
E allora, detto fatto. Cominciando con le incursioni in tutti i Tg possibili e talk – show nazionali, Monti ha chiamato a raccolta pure una presunta bambina di due anni e mezzo, probabilmente prodigio, che ha compreso, guardando la tv, che lui era la persona giusta per il nostro paese e che stava facendo le cose giuste. La bambina, premurosa di farlo sapere a nonno Mario tramite una letterina, farebbe la comparsa perfetta in una Russia staliniana, o in una Corea del Nord. Non in un'Italia del 2012. Forse il disprezzo stesso che Monti ha per gli italiani, in particolare per i giovani, lo induce ad utilizzare tecniche propagandistiche da terzo mondo. D'altronde, se la considerazione per il prossimo è bassa, non ha alcun senso utilizzare tecniche di comunicazione elevate. Se i sudditi fanno ribrezzo al re, è inutile dar loro parola, far sì che si esprimano, dar loro spazio. Il re è lui, e i sudditi siamo noi. Chi ancora non si fosse reso conto, o è in malafede, o non vuole aprire gli occhi. Il quotidiano democratico – progressista La Repubblica, campione di piroette per difendere il premier, afferma, tramite la penna di Massimo Giannini, che l'asserzione di Monti sul lavoro – monotonia giovanile, rappresenta il primo scivolone pubblico di Monti. Forse nella visione di Repubblica. Nella realtà, è il suo pensiero, che è uscito dalla sua bocca senza troppi indugi. Lui, presidente del consiglio (per disegno altrui, non per elezione popolare), senatore a vita, (per elezione altrui), e altre cariche accumulate al parlamento europeo, nonché professore stimatissimo (dalle previsioni quasi mai azzeccate, basti pensare alle dichiarazioni Grecia – Euro) si sente in diritto di essere sprezzante e di disprezzare gli italiani. E non è il solo. Michel Martone asserisce che chi si laurea a ventotto anni è uno “sfigato”, ponendo se stesso come modello. E a parte i dubbi sulla sua nomina a docente ordinario sollevati dalla stampa nostrana, al ministro bisognerebbe spiegare che oggi, con o senza laurea, non si trova lavoro. E non è un limite anagrafico, è un limite di politiche sbagliate che questo esecutivo non vuole affatto correggere.
La propaganda vorrebbe convincerci che i mercati finanziari ci impongono di cancellare l'articolo 18. Non c'è che dire, bisognerebbe inventarle meglio, prima di consegnare notizie simili alle agenzie di stampa. I mercati finanziari si interesserebbero all'articolo che regola il licenziamento in Italia. Quali mercati? Le agenzie di rating? Le aziende della leader di Confindustria? Giusto per capirci di più. Prima di affrontare una simile distruzione, di cancellare un articolo che rappresentava sino a poco tempo fa le garanzie di tutte le generazioni precedenti, sarebbe il caso di di pensarci, e di non emettere dichiarazioni a vanvera.
Il fatto che questo governo sia stato imposto dall'alto, dal vero autore dietro le quinte di questo miserrimo spettacolo (se non fosse chiaro, il New York Times l'ha incoronato pure re), non lo autorizza né a prendere in giro il popolo italiano, né a distruggere tutto ciò che incontra.
Se mi si consente, do pure un consiglio, a questo Governo. Cominci con la cultura: finanzi il centenario di Giovanni Pascoli, per il quale al momento non ci sono soldi. Un atto di galanteria gioverebbe, anziché fare propaganda da Corea del Nord.