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Intervista Esclusiva con Ambasciatore Repubblica Islamica dell'Iran Santa Sede, a Sua Eccelenza: Hujjatulislam Ali Akbar Naseri
(ASI) Seconda parte. La redazione di Agenzia Stampa Italia ringrazia Sua Eccellenza Ali Akbar Naseri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede, per averci ospitato al fine di concederci questa esclusiva intervista.





Intervista Esclusiva

a Sua Eccellenza Ambasciatore

Repubblica Islamica dell'Iran presso la Santa Sede:

Hujjatulislam Ali Akbar Naseri

Seconda parte



L'Iran ha una posizione centrale all'interno del Golfo Persico. Quanto è importante il vostro paese per la stabilità dell'area? Visti gli insuccessi delle missioni militari dell'Onu e della Nato, l'Iran può giocare un ruolo fondamentale per portare realmente la pace in Iraq e in Afghanistan? La Repubblica Islamica dell’Iran lo stesso ruolo chiave potrebbe svolgerlo anche per il Medio Oriente?


L’Iran è un paese molto grande nel Golfo Persico e svolge quindi un ruolo importante. L’intervento straniero ha creato instabilità nella regione, dove noi siamo convinti che nessun altro meglio degli stessi paesi del Golfo Persico possa garantire la sicurezza. L’Iran - sulla base della religione, degli obiettivi umanitari e di una politica pacifica - ha cercato di contribuire alla stabilità dei paesi vicini. Non solo nel nostro vicinato, anche nell’Asia centrale e nei Balcani abbiamo cercato di intervenire assumendo un ruolo pacificatore. L’obiettivo dell’Iran è una pace mondiale e in questa direzione sempre conduciamo la nostra politica.


Che cosa accomuna e come si concilia la teocrazia iraniana con il socialismo laico e nazionalista dei paesi anti-imperialisti?

La Repubblica Islamica è in contrasto con gli imperialismi che perseguono politiche di dominio. Noi sosteniamo quindi tutti quei governi che, sulla base delle rivendicazioni dei propri popoli, condividono con noi questi obiettivi.


Mentre fa paura il programma nucleare iraniano a scopo pacifico e civile, nessuno teme il possibile impiego delle circa 200 armi atomiche israeliane; perché? Dato che l'Iran è uno dei maggiori paesi produttori del petrolio, ci può spiegare le ragioni della prioritaria scelta del nucleare? Quali benefici porteranno al popolo iraniano tale soluzione energetica?

Questa politica dei due pesi e due misure è per noi alquanto strana: Israele possiede 200 armi nucleari con il beneplacito e la protezione di Stati Uniti e di tutto l’Occidente. Al contrario noi, pur essendo membri dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Agenzia Atomica) che controlla costantemente le nostre attività nucleari, siamo sottoposti a sanzioni perché ritenuti intenzionati in futuro a costruire armi atomiche. Ciò rappresenta un’offesa all’opinione pubblica mondiale. Le fonti non rinnovabili come il petrolio sono destinate a finire, è per questo che noi ci stiamo premunendo per affrontare senza ripercussioni quel periodo del futuro in cui avremo terminato le risorse di petrolio. Un altro motivo che depone a favore dell’energia nucleare è il fatto che essa è più pulita rispetto ai combustibili, dunque favorisce maggiormente il rispetto dell’ambiente. E’ bene ricordare infine che l’energia nucleare è molto utile per la ricerca scientifica in campo medico.


La Repubblica Islamica dell'Iran è stata sottoposta dunque a sanzioni. Ritiene che queste siano ingiuste e che incidano sulla popolazione e sullo sviluppo del suo Paese?


Sì, ribadisco che queste sanzioni sono ingiuste perché rispondono ad una politica fondata sui due pesi e due misure, visto che a Israele è concesso di possedere armi atomiche. La verità è che le sanzioni nei nostri confronti avvengono a causa delle pressioni delle superpotenze imperialistiche; esse provocano dei disagi al nostro paese, ma il popolo iraniano ha la forza per far fronte a questo tipo di problemi. Queste sanzioni tuttavia hanno un lato positivo, poiché rappresentano per noi un incoraggiamento a sviluppare le nostre tecnologie per essere indipendenti.


Nelle democrazie occidentali la gente non vuole più delegare ai partiti il proprio futuro. Il popolo sta prendendo politicamente coscienza del ruolo importante che può svolgere in seno alla società e vuole partecipare attivamente alle scelte fondamentali che riguardano il proprio destino. Essa vede nella lotta la via per reclamare maggiore giustizia sociale, si ribella per vedere sanciti il diritto al lavoro e vuole legittimamente una più equa redistribuzione delle ricchezze. Dal momento che l'attuale Presidente Ahmadinejad gode del sostegno della maggioranza degli iraniani, non crede che nelle trascorse contestazioni possano trovar posto anche legittime rivendicazioni del popolo iraniano verso il proprio governo? Non sarebbe saggio e opportuno, per correggere i possibili errori commessi dall'esecutivo del suo paese, ascoltare le giuste richieste e fare concessioni al proprio popolo? Quest’apertura al dialogo non toglierebbe ogni pretesto ai nemici della Repubblica Islamica per fomentare dall'estero la ribellione interna?

La Repubblica islamica è il frutto dei voti degli iraniani. In questi anni abbiamo avuto almeno trenta elezioni e sempre abbiamo ascoltato le richieste del nostro popolo. Ma gli oppositori sono andati contro la legge, non hanno compiuto un percorso lineare con la legge, hanno cercato di colpire lo Stato. Milioni d’iraniani con manifestazioni hanno contrastato questi oppositori; dieci milioni d’iraniani hanno manifestato nelle diverse parti del paese contro gli oppositori e hanno dato sostegno alla Repubblica islamica. In Occidente le immagini di questi milioni di iraniani sono state censurate mentre invece sono state fatte vedere le immagini di quei pochi che davano contro, ma di tutti gli altri no.


In Iran, in osservanza del divieto coranico di prestare denaro ad usura, l'unica forma di attività bancaria consentita dallo Stato è la Banca islamica, che notoriamente non consente il prestito ad interesse. Ritiene che sia possibile applicare un sistema bancario di questo tipo anche in Europa ed in Occidente? La diffusione capillare nel mondo dell'economia islamica potrebbe essere un valido antidoto e l'alternativa alla speculazione finanziaria e al sistema bancario mondiale basato sull'usura?

Nell’economia islamica l’usura e gli interessi sono considerati dei peccati; noi in Iran abbiamo il sistema bancario islamico, che agisce sulla base di un contratto tra due persone o due società: da una parte c’è chi presta i soldi e dall’altra c’è chi deve utilizzarli per una qualche attività economica. Ciò che interessa è il risultato di questo lavoro di condivisione tra le due parti. Questo sistema ha avuto successo nella Repubblica islamica. Noi abbiamo un sistema in cui è possibile prestare soldi, non per ottenere poi gli interessi, ma solo per risolvere i problemi degli altri. Ad esempio, se una persona vuole sposarsi, vuole costruirsi una casa o ha altri problemi, si rivolgere ad appositi centri ed ottiene i soldi necessari senza interessi. Chi chiede un prestito dà la casa in garanzia, qualora il debitore non fosse nelle condizioni di onorare il debito, è tenuto solo a risarcire l'ente creditore in ragione della somma prestata senza gli interessi. Nella cultura islamica è comunque vista in malo modo l’abitudine occidentale di togliere la casa a chi non riesce a restituire il prestito; a nostro modo di vedere questo è immorale.


 

 







Fine seconda parte,  segue

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