(ASI) Si stima che in Italia siano almeno 22mila i camionisti che non si trovano sul mercato del lavoro. Un problema, purtroppo, che non riguarda solo il nostro Paese. In tutta Europa trovare autisti da mettere alla guida di un Tir è diventata un'impresa quasi proibitiva[1]. Stress, impegno fisico e orario di lavoro che si distribuisce lungo la gran parte della giornata[2] hanno reso questa professione meno attrattiva di un tempo.
Non solo, permane ancora una forte barriera all'ingresso; per mettersi alla guida di un Tir è necessario, per legge, conseguire la patente di guida professionale (CQC) che ha un costo di migliaia e migliaia di euro che scoraggia, in particolare i giovani, a intraprendere questo mestiere. A fronte di queste criticità, non sono poche le aziende di autotrasporto che da qualche anno si stanno facendo carico di questo costo per facilitare le assunzioni. Nonostante ciò, trovare camionisti è diventato sempre più difficile. A dirlo è l'Ufficio studi della CGIA.
- A Ferragosto meno Tir sulle strade. E nei prossimi anni?
In queste ultime settimane il numero dei Tir che transita lungo le nostre autostrade e le strade extraurbane è in forte calo. Con tante fabbriche e negozi chiusi per ferie è venuta meno la necessità di recapitare merci, semilavorati e consegnare prodotti finiti. Non solo. Come tutti gli anni, nel mese di agosto, proprio per decongestionare il traffico veicolare lungo le arterie principali, scattano nei fine settimana i divieti di circolazione dei mezzi pesanti per il trasporto delle cose con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate[3]. Pertanto, il venerdì (dalle 16:00 alle 22:00), il sabato (dalle 8:00 alle 22:00), la domenica (dalle 7:00 alle 22:00) e il giorno di Ferragosto (dalle 7:00 alle 22:00), i mezzi pesanti devono rimanere nei piazzali di sosta. Ora, visto che il numero delle aziende di autotrasporto sta diminuendo, anche perché è in atto una riorganizzazione del settore che sta premiando le acquisizioni e le aggregazioni di impresa, nel giro di qualche anno, a seguito della difficoltà di trovare nuovi autisti, non è da escludere che il settore sprofondi in una grossa crisi per mancanza di personale. Qualche segnale preoccupante lo stiamo già vivendo nel trasporto pubblico locale, dove la mancanza di autisti sta facendo diminuire in misura preoccupante l'offerta di bus, tram e metro con gravi disagi per i turisti e i pendolari. Con meno camionisti, perché molti andranno in pensione e solo una piccola parte sarà sostituita dalle nuove generazioni, corriamo il rischio che fra meno di un decennio il settore non sia più in grado di soddisfare interamente le richieste di trasporto merci avanzate dai committenti. Certo, per far fronte a questa situazione non è da escludere che in futuro si possa incentivare il ricorso agli autisti stranieri, ai vettori internazionali e sperare che, in tempi ragionevolmente brevi, siano disponibili sul mercato a prezzi accessibili gli automezzi pesanti a guida autonoma. Sono tutte ipotesi che, purtroppo, si scontrano con una certezza: nel giro di qualche anno anche nell'autotrasporto gli effetti della denatalità si faranno sentire spaventosamente.
- Negli ultimi 5 anni persi quasi 410 mila patentati (-35%). Entro 10 anni la metà degli autisti andrà in pensione
Rispetto al 2019 il numero dei titolari della Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) di merci è diminuito di quasi 410mila unità. Cinque anni fa erano poco meno di 1,2 milioni, ora sfiorano quota 770 mila. Se la coorte dei giovanissimi (con meno di 25 anni) è in aumento del 65,9 per cento (anche se in valore assoluto registriamo un modesto +2.855), le fasce demografiche tra i 30 e i 54 anni hanno subito un vero e proprio crollo (mediamente del 45/50 per cento). E' importante segnalare che rispetto allo stock attuale, gli over 50 sono poco più di 412 mila, pari al 53,7 per cento del totale. Pertanto, è prevedibile ritenere che fra 10 anni la stragrande maggioranza di questi lavoratori uscirà dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età. Insomma, un autista su 2 lascerà definitivamente la guida professionale. Ebbene, chi sostituirà queste persone se non riusciremo a invertire il trend in atto?
- In 10 anni perse 21.248 ditte di autotrasporto. Situazione critica in Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Lazio
Negli ultimi 10 anni lo stock complessivo delle imprese di autotrasporto presenti in Italia è diminuito di 21.248 unità. Se nel 2013 erano 101.935, nel 2023 sono scese a 80.687 (-20,8 per cento). A livello regionale le situazioni più critiche si sono verificate in Valle d'Aosta con una contrazione del 33,7 per cento (in valore assoluto pari a -33), in Friuli Venezia Giulia del 32,3 per cento (-573), nel Lazio del 30,7 per cento (-2.733), in Liguria del 30 per cento (-773) e in Piemonte del 29,9 per cento (-2.907) (vedi Tab. 2). Sicuramente le crisi economiche che si sono succedute in questo periodo[4] hanno contribuito in misura determinante a ridurre la platea delle imprese di questo settore. Senza contare che soprattutto nel Nord si è fatta sentire la concorrenza dei vettori stranieri, in particolare quelli provenienti dai paesi dell'Europa dell'est. Tuttavia, un contributo importante a questo ridimensionamento è ascrivibile anche all'elevato numero di aggregazioni e acquisizioni che si sono verificate in questo ultimo decennio, provocando, in particolare, una forte decurtazione del numero delle imprese monoveicolari. Grazie agli effetti delle crisi e a questi processi di unione aziendale, la dimensione media delle imprese è aumentata e, conseguentemente, è cresciuto anche il livello di produttività del nostro sistema logistico.
- A Roma, Napoli e Milano il maggior numero di Tir in circolazione
Sebbene l'ultimo dato aggiornato a livello provinciale sia riferito a inizio 2021, la realtà dove si registrava il maggior numero di imprese del settore dell'autotrasporto era Roma con 6.199 ditte presenti. Seguono Napoli con 4.502, Milano con 4.000, Torino con 2.962 e Palermo con 2.494. In queste cinque realtà scorgiamo oltre il 20 per cento del totale delle attività di autotrasporto presenti in Italia che oltre tre anni fa toccava complessivamente le 98.517 unità (vedi Tab. 3).
[1] IRU, Global Truck Driver Shortage, Report 2023.
[2] Il regolamento (UE) 2020/1054 sancisce che ad ogni autista professionista è consentito di guidare fino ad un massimo di 9 ore al giorno; due volte a settimana questo limite può essere allungato di un'ora. Ogni settimana l'autista deve eseguire massimo 56 ore obbligatorie di guida e non deve superare l'orario di lavoro massimo di cui alla direttiva 2002/15/CE. Le ore cumulate di due settimane di guida consecutiva invece non possono essere superiori a 90 ore. Nel calcolo di questi orari vanno comprese sia le ore guidate nei Paesi dell'Unione Europea che nei paesi terzi. Le ore di guida si alternano con le interruzioni, ossia i momenti di riposo che camionisti e autisti sono costretti a rispettare durante un viaggio, e con le ore obbligatorie di riposo. Le interruzioni vanno fatte ogni 4 ore e mezza di guida, l'autista deve interrompere la sua attività per una pausa di 45 minuti. Volendo, questa pausa può essere anche suddivisa in due tappe:
⦁ la prima entro le 4 ore e mezza di guida, con la prima sosta che deve essere obbligatoriamente di almeno 15 minuti;
⦁ la seconda almeno di 30 minuti. Inoltre, come dalla più recente modifica del regolamento (UE) 2020/1054, su questo tema, all'articolo 7 è stato aggiunto il comma secondo quale, nell'eventualità di multipresenza, il conducente può effettuare l'interruzione di 45 minuti nel veicolo guidato da un altro conducente a condizione che durante l'interruzione la sua attività sia di riposo e non di assistenza alla guida del veicolo.
[3] Nel mese di luglio il divieto riguarda il sabato (dalle 8:00 alle 16:00) e la domenica (dalle 7:00 alle 22:00). A giugno e settembre, invece, solo le domeniche (dalle 7:00 alle 22:00). Negli altri mesi le domeniche e i festivi (dalle 9:00 alle 22:00). Sono previste delle eccezioni e delle deroghe e riguardano quei veicoli che si muovono da o verso Sicilia e Sardegna e quelli che provengono o sono diretti all'estero, principalmente in Europa. Per i mezzi pesanti che arrivano dall'estero l'inizio del divieto è infatti posticipato di 4 ore, mentre per quelli diretti all'estero il termine del divieto è anticipato di 2 ore. Analoga flessibilità anche per i mezzi pesanti che si muovono da e verso le isole maggiori (2 ore per la Sicilia e 4 ore per la Sardegna), visto che si servono di collegamenti marittimi che dilatano i tempi del viaggio. In tutti questi casi i conducenti devono sempre mostrare la documentazione che attesti l'orario di partenza, il percorso e la destinazione della merce, al fine di dimostrare di avere diritto alla deroga dei limiti di orario. Sono inoltre previste deroghe in ragione del carico trasportato (animali vivi, prodotti soggetti a rapido deperimento, ecc.) e a favore dei mezzi che prestano servizi importanti, come quelli delle forze dell'ordine o dei veicoli di soccorso.
[4] Debito sovrano e pandemia