(ASI) Gli agenti penitenziari sono stremati e non hanno più alcuna speranza. La “polveriera carceri” è pronta ad esplodere. Nelle ultime ore sono in atto rivolte a Caltagirone e Rieti, il 62esimo suicidio di detenuto a Roma. Temiamo fortemente che mini rivolte, aggressioni e tentativi di fuga tra il personale penitenziario possano diventare rivolte vere con molte carceri coinvolti, ed evasioni di massa.
Così in una nota il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo ricordando che “da mesi il sindacato ha lanciato l’allarme e sta avvenendo, purtroppo, tutto quanto avevamo previsto. Anzi, la situazione è diventata di acuta emergenza. Le notizie che arrivano in queste ore confermano che se fino a qualche settimana fa nelle carceri sventolava la Bandiera Bianca di resa dello Stato, adesso siamo di fronte al caos che ricorda le rivolte della primavera del 2020, nella fase Covid, con una sessantina di istituti assaltati ed una ventina di morti tra i detenuti. Una situazione del tutto inedita per gravità rispetto a sempre e destinata a diventare ancora più pesante. Tutto è sulle spalle degli agenti, oggi 36.450 su una pianta organica che ne prevederebbe “ufficialmente” 42mila ma decisamente inferiore di alcune migliaia rispetto alle necessità dei 190 istituti. Il personale è sfinito: in media 4 ore di straordinario a turno, ferie con il contagocce e l’aumento, in pochi mesi, del 27% di malattie giornaliere derivanti da stress e da 2500 aggressioni e violenze subite dall’inizio dell’anno. Crediamo che a pesare sul clima già “surriscaldato” che si è creato negli istituti siano le aspettative di misure di riduzione della pena alimentate negli ultimi mesi andate deluse e che stanno scatenando le proteste diffuse, oltre al clima di impunità diffuso nell’ultimo anno. Siamo sicuri che le prossime settimane saranno caratterizzate da rivolte ed evasioni. Lo stato nulla potrà visto che le carceri sono sotto il controllo esclusivo delle mafie. Non ci resta da sperare che non ci siano morte tra il personale penitenziario. Per questo non ci resta che continuare la mobilitazione e dopo la protesta inscenata, solo qualche giorno fa sotto la sede del Ministero della Giustizia e poi sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri non ci resta che sperare in un intervento del presidente della repubblica. Ripetiamo: non siamo pronti a fronteggiare l’estate e siamo stanchi – conclude – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”.