(ASI) Lettere in Redazione. «Una canzone punisce Vattani ma la politica non è Sanremo». Con questo titolo “il Giornale” presenta il commento di Vittorio Sgarbi sul caso del console Mario Vattani, scendendo in difesa del diplomatico richiamato dal Giappone. «Il ministero degli Esteri utilizza per i propri funzionari gli stessi criteri di valutazione e di censura del Festival di Sanremo», è la premessa di Sgarbi per il quale «il ministro Terzi ha censurato per un’esibizione un console valido».
Si chiede Sgarbi: «In che cosa le sue convinzioni politiche ‘cantatè hanno condizionato o alterato il suo compito, mi dicono esemplarmente svolto, in Giappone? In che cosa le canzoni cantate in Italia in una riunione di Casa Pound, come un circolo dei tanti che i diplomatici frequentano, ha compromesso le funzioni di console ad Osaka o ha messo in imbarazzo i suoi interlocutori giapponesi?».
Sgarbi sottolinea quindi che «Vattani è sempre stato attivo, conosce il giapponese, ha curato la regia di molti bilaterali di politici e imprenditori italiani e giapponesi, è sempre stato capace ed efficace, per universale riconoscimento, a partire dal concorso dove nessuno gli ha chiesto che simpatie avesse. Non doveva cantare? Non doveva cantare. Ma i grotteschi fervorini richiedevano che il ministero lo difendesse per il ruolo che svolge e per come lo svolge e non si facesse influenzare da indiscrezioni giornalistiche su vicende totalmente private»
Lettera Firmata
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