(ASI) Roma - “La nostra Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Dalla metà degli Anni ’90, invece, il nostro Paese ha adottato una serie di riforme volte sulla carta a introdurre flessibilità nel mercato del lavoro, ma che hanno avuto come unico effetto quello di aumentare la precarietà e far scivolare verso il basso i salari. A nostro avviso è urgente non solo introdurre un salario minimo legale, ma anche ‘aggredire’ tutte quelle forme di lavoro precario che colpiscono maggiormente i giovani e le donne, in particolare nel Mezzogiorno, con ricadute non trascurabili sull’assetto sociale”. Lo ha affermato la deputata del M5S Ida Carmina in Aula alla Camera durante la discussione generale della mozione ‘Primo maggio’, presentata dalle opposizioni.
“Secondo il Censis - ha ripreso - a causa dei bassi salari che percepiscono oggi, 5,7 milioni di giovani precari e working poor rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà. Non ce lo possiamo permettere. Con questa mozione, pertanto, chiediamo al Governo un’inversione di rotta netta rispetto alle politiche che ha portato avanti fin qui, con interventi che vadano nella direzione di rendere più dignitoso il lavoro in Italia. Fra questi, abbiamo inserito anche la riduzione dell’orario a parità di salario già sperimentata, con successo, in diversi Paesi del mondo. La maggioranza non nasconda di nuovo la testa sotto la sabbia” ha concluso Carmina.