(ASI) "L'Ocse segnala che la rigidità in uscita colloca l'Italia al di sotto della media europea e che il nostro paese non costituisca affatto un caso anomalo nel quadro europeo lo dimostra l’analisi comparata contenuta in un rapporto rapporto dell'European labour law network, presentato a fine novembre al seminario sui temi del licenziamento individuale in Europa, e che invieremo al ministro del Lavoro Fornero".
E' quanto sottolinea in un comunciato diffuso dal sindacato dal segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni.
"L'analisi comparata, osserva il sindacalista, evidenzia come la tutela fondata sul reintegro, in caso di licenziamento illegittimo, non rappresenti affatto una anomalia del nostro ordinamento. Del resto, nonostante la propaganda, anche Confindustria ha dovuto ammetterlo. Aggiungendo che sarebbe però meno utilizzato negli altri paesi. Se scegliessimo la propaganda dovremmo rispondere: forse perché negli altri paesi si fanno meno licenziamenti illegittimi. In realtà in tutte le realtà l'applicazione spesso porta ad un compenso economico risarcitorio per comune volontà delle parti. Quello che vale in Italia come in Svezia o in Germania è la funzione deterrente che la norma legislativa comporta, sul licenziamento così come sul rispetto di altri diritti. Ma non è l'unica notizia rilevante".
Il dirigente sindacale della Cgil ricorda anche come l'articolo 30 della carta di Nizza prevede che 'ogni lavoratore ha diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato', cioè va giustificato. “L'Italia è l'unico paese con il Belgio in cui non c'è un periodo minimo di preavviso, in Francia e in Germania anche nei licenziamenti individuali sono coinvolte le rappresentanze sindacali, in Olanda per licenziare occorre una autorizzazione amministrativa preventiva che ne vaglia la ragionevolezza. In diversi paesi, finché il giudice non si pronuncia, il licenziamento è sospeso e così via. Ma quelli sopra citati sono solo alcuni casi ma è interessante rilevare che nei pochi paesi dove è prevista una soglia dimensionale questa è più bassa di quella italiana: ad esempio dieci addetti sia in Francia che in Germania. E' per questo che gli indici Ocse sulle cosiddette rigidità- aggiunge Fammoni- collocano l'Italia (indice 1.77) al di sotto della media europea, quasi uguale alla Danimarca che viene così spesso citata, e ben al di sotto della Germania. Non era così prima, per un errore dell'Ocse nel considerare il Tfr, cosa che però al governo è ben nota visto che la correzione è avvenuta per uno studio della Bocconi. Come si vede, quindi, l'Italia non rappresenta alcuna anomalia ma il contrario. Per la verità una grande anomalia c'è: in nessun paese europeo, neanche in Spagna dove il sistema contrattuale è stato drasticamente decentrato, esiste una norma come l'art.8 che consente di derogare gli standard fissati dalla legge".