(ASI) Roma - "Il Dl Impianti Strategici arrivato in commissione Finanze al Senato, con riferimento alle disposizioni sull’ex Ilva, è irricevibile perché contiene una serie di misure fuori dal tempo.
Innanzitutto, si reintroduce con lo scudo penale la piena libertà di uccidere, disattendendo cosi le diverse sentenze e prescrizioni che si sono succedute in questi lunghi anni, tra cui quella della Corte di Assise di Taranto, della Corte europea sui diritti umani e della Corte Costituzionale.
Il finanziamento pubblico di quasi due miliardi, già stanziato nel corso del governo Draghi, non è soggetto ad alcun vincolo né giudiziario né produttivo. A tal riguardo, viene eliminata la condizione del dissequestro giudiziario per l’ottenimento delle risorse pubbliche e non si pone alcun vincolo di destinare le menzionate risorse alla realizzazione di impianti ecosostenibili, coerentemente con gli obiettivi europei della transizione energetica. In questo modo, il governo Meloni finanzia un ciclo produttivo che inquina e produce danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, senza poter garantire alcuna riconversione green dell’impianto siderurgico.
Con riferimento a quest’ultimo aspetto, non si introduce nessuna tutela ambientale e sanitaria, così come raccomandato dall’OMS. Insomma, ai patrioti dell'anti-ecologismo non importa niente se i tarantini e i lavoratori si ammalano: l'importante è continuare a produrre a carbone. Già, perché nel provvedimento non c'è alcun riferimento alla VIIAS, cioè la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, strumento da introdurre in sostituzione della superata valutazione del danno sanitario (VDS), che avviene ora soltanto ex post e singolarmente, oltretutto solo nelle occasioni in cui i livelli degli inquinanti vengono superati. Livelli che, come è noto a tutti, sono fissati da anni a livelli così alti incompatibile con la vita e la salute dell'essere umano, come sostiene l’OMS. Con questo decreto inoltre, il governo non garantisce i lavoratori e le imprese dell’indotto, che continueranno a vivere di precarietà e d’incertezza. A tutto ciò, si agggiunge anche l’ipotesi di un rigassificatore e la riapertura di una cementeria per smaltire l’ingente loppa d’altoforno, così è stato annunciato recentemente dal Ministro Urso. In questo modo, con l’aumento della produzione di acciaio a carbone, con il rigassificatore, con la riapertura della cementeria, unitamente alla presenza della raffineria Eni, una delle più grandi d’Europa, completa il quadro di una vera bomba ambientale. Di fronte a tutto questo scempio, tramonta la riconversione economica, sociale e culturale tanto attesa dai cittadini di Taranto. Già dai prossimi giorni in Senato ci opporremo con ogni mezzo a un decreto davvero vergognoso, chiedendone la non conversione in Leggere". Così in nota il sen. Mario Turco, vicepresidente M5S.