(ASI) È stata accolta con straordinario entusiasmo la cattura, dopo trent’anni, di Matteo Messina Denaro, un feroce, sanguinario mafioso, stragista insuperabile. Naturalmente è giusto, e del tutto comprensibile, che ci sia, da parte di tutti, soddisfazione ed euforia, per la cattura, finalmente, dell’uomo che rappresenta il vertice della mafia siciliana.
Solo che si è andato oltre. Ha fatto bene Giorgia Meloni ad andare a Palermo a complimentarsi con i magistrati e le forze dell’ordine che hanno eseguito l’arresto, ma tra tutto quello che è stato detto dopo, non dico della Meloni, ma da tanti altri politici e soprattutto dai giornalisti, “esperti di mafia” ci sono state tante, molte sciocchezze. Che inducono, in buona o in cattiva fede non lo so, a influenzare l’opinione pubblica in una specie di greve depistaggio. La prima cosa è che Mattia Messina Denaro è assai probabile che si sia fatto arrestare perché gravemente ammalato ed ha bisogno delle cure che ora gli darà, pure gratis, il Sevizio Sanitario nazionale. La seconda cosa, ed è di una gravità inaudita, è che sia stato trent’anni, nonostante le intense ricerche, tranquillamente in Sicilia e sia andato in viaggio in mezzo mondo per affari d’ogni genere, con evidenti e imbarazzanti complicità. Senza che mai nessuno, per esempio, abbia mai pensato di controllare a chi appartenesse veramente quella carta di identità di Andrea Bonafede sulla quale era stata attaccata la fotografia del boss. Parlare di successo, vittoria dello Stato con eccessiva euforia, dopo trent’anni, di facile, imbarazzante latitanza, è sì consolatorio, perché è meglio tardi che mai, ma, insomma, sarebbe stato meglio non esagerare. Anche perché, evidentemente, ha trovato aiuti dappertutto. La terza cosa è che la mafia non è stata sconfitta, come ha provato a dire lo stesso procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, nella conferenza stampa di ieri. Dire una sciocchezza di questo spessore significa voler far passare un messaggio deviante ben preciso, e cioè che si può abbassare tranquillamente la guardia perché è finita l’emergenza. E, quindi, niente carcere duro, via il 41 bis, niente leggi speciali e limitazione delle intercettazioni, tanto i mafiosi “non parlano al telefono” come aveva detto, solo qualche giorno fa, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, altro presunto esperto di mafia. Infatti, Matteo Messina Denaro non solo telefonava, mandava pure messaggini agli amici dalla clinica, mentre faceva la chemio, come hanno visto e testimoniato i pazienti, in cura, come lui. Comunque sia - sempre ieri - il procuratore De Lucia ha ribadito che “le intercettazioni sono indispensabili e irrinunciabili nel contrasto alla criminalità di tipo mafioso”. Poi ci sono i confronti improponibili. A Londra, nel 2021 - riporta un giornale - ci sono stati 120 omicidi mentre, nello stesso periodo, in tutt’Italia solo 20 omicidi della criminalità organizzata. Pur volendo, con una certa forzatura, prendere per buono un confronto bizzarro di questo genere, il dato dimostra che la mafia non spara più, ma non perché è meno pericolosa e sta per scomparire (anche se 20 omicidi non sono poca cosa) significa, semmai, la trasformazione della mafia, così come pure della ‘ndrangheta. È la dimostrazione della crescita, l’evoluzione della criminalità organizzata, che non spara più, perché non c’è più bisogno di uccidere, se non in casi estremi, e, comunque, sempre come extrema ratio. Da molti anni ormai ha un’arma potentissima, ancora più efficace, che, peraltro, sa maneggiare con straordinaria abilità, sono i soldi, montagne di soldi, frutto di estorsioni ma, soprattutto, del monopolio del traffico di droga, che consentono di corrompere chiunque e di fare affari con tutti. In silenzio e con la complicità di molti, nelle istituzioni e fuori. Si dice che Matteo Messina Denaro abbia un patrimonio di 4 miliardi di euro, con beni sparsi in mezzo mondo. Come avrebbe potuto fare questo business se fosse rimasto il sanguinario stragista come ai tempi del sodalizio con Totò Riina?
Fortunato Vinci – www.lidealiberale. com – Agenzia Stampa Italia