(ASI) Strasburgo - «Le affermazioni del Commissario europeo per l'Uguaglianza, Helena Dalli, sulla libertà di movimento per le "famiglie Lgbt” sono ambigue e molto gravi. La libera circolazione dei cittadini nell’Unione Europea è già garantita. Perché allora fare un distinguo per le “famiglie Lgbt”?
Le parole della Dalli fanno seguito alle altrettanto gravi affermazioni del presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell'Unione 2020 quando, riferendosi alla necessità di un riconoscimento reciproco del diritto di famiglia nell'UE, disse: “se sei genitore in un paese, sei genitore in ogni paese". In pratica, se un qualsiasi Stato membro riconoscesse una coppia di omosessuali come “genitori” di un bambino ottenuto tramite utero affitto o fecondazione eterologa, l’Italia sarebbe costretta a fare lo stesso. La conseguenza diretta di tutto ciò sarebbe la legittimazione dell’utero in affitto, giustamente illegale ad oggi in molti dei Paesi membri. L’Europa non ha il diritto di un’ingerenza simile ed è vergognoso che faccia pressioni politiche e ideologiche per obbligare gli Stati ad adattarsi e riconoscere il diritto di famiglia di altri Stati». Così in una nota, Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.