(ASI) Napoli - Non si sono fatte attendere le polemiche all’indomani delle considerazioni dello scrittore e Meridionalista Roberto Carotenuto, che relativamente a Napoli, ha sottolineato l’assenza totale di un’idea precisa di città come di un progetto politico e istituzionale.
Le deduzioni di Carotenuto sono poi andate ben oltre: La condizione in cui versa questa città, il torpore intellettuale, il non mescolarsi tra le classi, il non riconoscersi a vicenda, alza la barriera della incomunicabilità, ne limita fortemente le potenzialità e strozza quel regolare processo di avanzamento civico e civile, necessaria condizione di crescita sociale”. Volendo sintetizzare il pensiero del noto intellettuale, basta prendere in prestito ‘il Gattopardo’ di Filippo Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Una considerazione su quanto affermato da Carotenuto l’abbiamo chiesta anche ad un altro meridionalista, e napoletano doc il prof. Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli. “Mancasse solo un’idea di città saremmo a cavallo - ha esordito il noto economista, volto popolare del Tg2 Italia - il problema è che ci manca tutto, a partire dalla giusta considerazione in termini morali e percentuali che la terza città d’Italia dovrebbe riscuotere a prescindere”. “E’ pleonastico dire che sono concorde con Carotenuto - ha poi continuato il prof. Lepre - ma la nostra affinità intellettuale non riguarda il puntare o meno il dito; quello lo lasciamo fare alla politica visto che è l’unica cosa che riesce a fare meglio da 30 anni a questa parte. Il nostro concetto di città - ha poi puntualizzato Lepre che tra le altre cose è notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia - riguarda la funzionalità sociale ed economica che comporta, non le beghe politico istituzionali per raggiungere scopi per i quali basterebbe una semplice ed intelligente intesa. Come ho più volte detto in tutte le salse, e lo dico anche a Carotenuto adesso, se Napoli non ha un progetto di se, né ne intravede uno per un rilancio morale e materiale di una delle capitali del Mediterraneo, è stato in passato ed è ancora oggi colpa della politica, delle lobby e degli stratosferici interessi di chi non può in nessun caso anteporre Napoli a Milano, Torino, Venezia e in generale a quel pezzo a nord est dello stivale che funge da locomotiva del Paese ma solo grazie al ‘carbone’ del sud”. Il prof. Lepre ha poi concluso: “Per questo, e come già sottolineato da tanti altri illustri economisti a partire dal prof. Giannola, presidente di Svimez, Napoli avrà il suo progetto reale di sviluppo condiviso quando la politica attribuirà ai territori i loro valore intrinseco, e non quello derivante dal bacino elettorale; quando ci si vorrà dedicare realmente alle aree cosiddette depresse, magari anche attraverso una spesa maggiormente realistica dei fondi del Pnrr, che qualcuno ancora ottusamente pensa che non debbano essere modificati nell’impatto e nelle priorità. Il problema è sempre lo stesso da secoli - ha poi chiosato Lepre - l’orticello privato viene sempre prima di quello comune, alla faccia dell’ideale di comunismo e comunione marxista ”.