(ASI) Milano - “Quel che non perdono al mio tempo è di avere costruito l’alibi della propria viltà diffamando gli eroi” scriveva Adriano Romualdi. Ed io aggiungo che è un segno di civiltà e democrazia veri, il saper rispettare i martiri, caduti per l'ideale.
Infatti, Roberto Jonghi Lavarini spiega il grande valore che assume il rito del presente e la cerimonia del ricordo delle persone morte per il loro credo. Infatti il 29 aprile ricorreva il 47° anniversario della moprte di Sergio Ramelli, studente milanese di 19 anni, militante del Fronte della Gioventù[, aggredito il 13 marzo da un gruppo di militanti dell’estrema sinistra extraparlamentare.
"Oltre 1200 camerati, ieri sera a Milano, in maniera assolutamente pacifica e composta, hanno reso onore a Sergio Ramelli, con il tradizionale "Presente" che è antico saluto militare e spirituale ai Caduti dell'antica Roma Imperiale, rielaborato da Gabriele D'Annunzio a Fiume. Non si tratta affatto di un saluto politico, tantomeno di una provocazione nostalgica, ma di un cerimoniale patriottico commemorativo, dal forte significato spirituale e simbolico che segna, appunto, la presenza in spirito, dei camerati morti, al fianco di quelli vivi, nella continuità di una battaglia ideale. Presenti delegazioni militanti di Lealtà Azione, Movimento Nazionale, Casa Pound, Fiamma Tricolore e Movimento Sociale Europeo (MSE), oltre che singoli esponenti politici di Fratelli d'Italia e della Lega, anche consiglieri municipali di Milano e comunali della provincia. Io ho reso onore a Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, insieme ai dirigenti di "Destra per Milano - MSE". Bravi gli organizzatori del corteo. Ieri, per la destra milanese e lombarda, è stata una giusta e serena giornata di unità, rispetto e silenzio."
Un anelito: non si pretende che questa mistica e questo rito siano compresi da tutti, ciò che invece è da pretendere è il rispetto per le idee degli altri.