(ASI) Il recente pronunciamento del Consiglio di Stato che annulla la sentenza del TAR del Lazio (di cui sotto riportiamo copia*) sulle cure domiciliari nonché sulla vigile attesa imposta dal protocollo del Ministero della Sanità, viene strumentalizzato dalla falsa propaganda mediatica. Tale pronunciamento non entra nel merito dell’efficacia dei protocolli stessi, ma si limita ad una questione apparentemente marginale, che però è sostanziale.
Il TAR aveva sostenuto che i protocolli ministeriali impedivano ai medici di adottare altre terapie e che in quanto vincolanti dovevano essere annullati, mentre il Consiglio di Stato, invece, ha ritenuto che i protocolli non sono vincolanti e che quindi non impediscono ai medici di adottare terapie alternative di cura. Ciò significa, in sostanza, che la sentenza del Consiglio di Stato non riabilita minimamente i protocolli stessi, ma anzi autorizza i medici a sentirsi liberi di curare i pazienti in scienza e coscienza, senza dover considerare obbligatori i protocolli del Ministero della Salute. Un giudizio quello del Consiglio di Stato, che viene strumentalizzato a difesa delle politiche sanitaria, mentre in realtà rimane ferma la libera scelta dei medici dinanzi ai protocolli di agire secondo coscienza applicando la terapia più idonea. Il Consiglio di Stato conferma pertanto che i protocolli ministeriali non sono vincolanti. Va da se, che in virtù di tale sentenza, le aziende, per esempio, possono si adeguarsi ai protocolli, ma non sono a questo punto tenute a farlo. Lo stesso presidente del Consiglio di stato neo eletto Franco Frattini ha dichiarato che la circolare «non intacca» le prerogative di scelta terapeutica dei medici i quali ben potranno discostarsi dalle raccomandazioni ministeriali quando, in scienza e coscienza e sotto la propria responsabilità, non le ritengano la via ottimale per la cura del paziente. Lo dichiara in esclusiva ad Agenzia Stampa Italia con una nota il Coordinatore Nazionale dell’Organizzazione Politica Italia nel Cuore (MIC), Mauro Tiboni.
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