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Studenti cileni ancora in piazza contro il sistema Pinochet

(ASI) Da alcuni mesi, nell’indifferenza dei media mondiali, sono scesi in piazza per protestare contro il governo e l’istruzione universitari del paese latino americano che risale ancora ai tempi della dittatura atlantica di Augusto Pinochet.

Tutto ha avuto inizio lo scorso agosto quando alcune migliaia di giovani hanno invaso le strade di Santiago per protestare contro lo stato delle università ed il proposito del governo di vietare le manifestazioni di piazza.

Secondo quanto affermato dall’Ocse, organizzazione creata da Washington per controllare l’utilizzo dei fondi stanziati con il piano Marshall, il sistema scolastico cileno è il migliore del Sud America, figlio dei tempi di Pinochet in base al quale i figli dei ricchi possono accedere alle migliori scuole, ovviamente private, mentre gli altri devono accontentarsi di quelle pubbliche, male organizzata e con pochi fondi a disposizione, praticamente come accade in tutto il mondo liberal-capitalista.

A fronte di una scuola primaria gratuita tutti gli altri gradi di istruzione sono privatizzati e per poter andare all’università più di due studenti su tre sono costretti a chiedere crediti statali o bancari, inoltre una ulteriore riforma voluta da Pinochet nel 1990 ha sensibilmente ridotto il ruolo dello stato nell’istruzione affidandolo al settore privato e soprattutto aprendo le porte alle "scuole e università azienda".

Per contrastare questa situazione moralmente e socialmente deprecabile nel novembre dello scorso annol’esecutivo ha presentato un piano per aumentare i sussidi a disposizione delle famiglie, specialmente quelle più povere; ed ha inoltre provato ad inserire nel sistema pubblico gli insegnanti migliori impegnandosi a realizzare anche 60 scuole d’eccellenza per gli studenti più brillanti provenienti dalle famiglie povere.

Nonostante le buone intenzioni però insegnanti e studenti hanno chiesto di aggiungere a questo pacchetto di norme la completa abolizione delle scuole private a scopo di lucro; il governo però su questo punto ha tergiversato promettendo che avrebbe usato 4 milioni di dollari provenienti dal vendita del rame per migliorare il sistema scolastico. Da qui sono iniziate le manifestazioni di piazza e gli scontri che hanno anche provocato delle vittime.

Fino ad oggi la protesta non ha portato agli esiti sperati anche perché la classe media che inizialmente aveva appoggiato gli studenti si è poi tirata indietro per timore di dover sovvenzionare con nuove tasse una educazione scolastica migliore per i propri figli, atteggiamento questo tipicamente liberal-liberista che non permette certo un mondo migliore.

 

 

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