Che fine hanno fatto le promesse della politica di stabilizzare i precari? Che esito hanno avuto i nostri accorati appelli pubblici, per assunzioni a tempo indeterminato, invece dei contratti co.co.pro e quelli a tempo definito? Siamo di fronte all’ennesimo triste passo del Gambero
(ASI) Roma - «Prendo in prestito, il poeta non ne avrà male, il titolo di un’opera letteraria di Carlo Emilio Gadda per raccontare quanto sta accadendo nel nostro complesso e soprattutto contorto sistema sanitario. Potremo chiamarlo “quel Pasticciaccio brutto dei 35mila infermieri precari reclutati durante il Covid”, molti dei quali, da qui alle prossime settimane, dopo mesi e mesi di battaglie in prima linea contro il virus, dopo aver rischiato in primis la propria vita, si ritroveranno senza un posto di lavoro. Incredibile ma vero, sta accadendo!
Sulla base dei dati trasmessi a fine aprile 2021 dalle Regioni e Province autonome al Ministero della Salute, nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021, risultano essere stati reclutati 83.180 operatori.
Di questi, un numero spropositato pari a 66.029 professionisti, ha vissuto e vive ancora oggi nella triste condizione del precariato, dopo aver superato il delicato periodo dell'emergenza. In parole povere, risultano oggi assunti a tempo indeterminato solo 17mila operatori sanitari, chiamati all’appello come soldati al fronte per combattere l’emergenza con la loro competenza, esperienza e coraggio. I numeri che restano sono fatti di precari, un esercito che supera l’80% del totale, gente che lavora da mesi e mesi con il miraggio di un contratto regolare, che di fatto non è mai arrivato.
E se è vero che al peggio non c’è mai fine, ci risulta che in questi giorni oltre 3mila operatori sanitari, tra infermieri e oss, hanno già visto inesorabilmente scadere il loro contratto e molti di loro, dopo essersi ammalati, dopo aver rischiato la loro vita, oggi sono a casa senza un lavoro, senza uno stipendio per sostenere le proprie famiglie.
Prima ancora di ribadire le indispensabili richieste di stabilizzazione dei precari, vorremmo ricordare che molto prima dell’emergenza sanitaria, abbiamo invocato, e continueremo a farlo, una massiccia e coraggiosa campagna di assunzioni, da nord a sud, che potesse risolvere definitivamente una carenza di infermieri che ha toccato l’acme di 80mila unità con i surplus causati dal Covid.
Dove stiamo andando? Come possiamo garantire un futuro degno di tal nome alla sanità italiana se voltiamo le spalle a chi ha sostenuto con le proprie mani il pesante fardello dell’emergenza? Quanti saranno a questo punto, ci chiediamo doverosamente, gli infermieri che da qui a dicembre si ritroveranno senza un posto di lavoro?
Ancora una volta siamo di fronte ad un pericoloso passo del gambero che ci riporta indietro, in un tunnel buio dal quale ogni giorno che passa diventa sempre più difficile uscire».