(ASI) Non possiamo rinunciare né al marchio Alitalia né a una compagnia aerea. Constatiamo che rispetto a qualche anno fa in cui Alitalia era considerata un peso morto, oggi molti partiti hanno cambiato opinione.
La questione centrale, come ha sottolineato la lettera di Giorgia Meloni al pres. Draghi, non è considerare quanto sia costata Alitalia ma quanto ci costerebbe non averla. Potremmo così constatare che i servizi essenziali che ha garantito dovranno comunque essere pagati dallo Stato a chi li effettuerà.
Oggi dobbiamo dire all’Ue che noi avremo una compagnia di bandiera e ne conserveremo il marchio, perché con 60 milioni di abitanti e un assetto socio economico fondato su turismo, cultura, commercio estero, made in Italy abbiamo il dovere alla sovranità nelle infrastrutture.
Domani sarà invece opportuno istituire una commissione d’inchiesta per capire perché la nostra compagnia aerea sia stata affossata e sacrificata, chi e quanto ha guadagnato sul suo fallimento. Per sapere come mai solo in Italia le compagnie low cost atterrano sugli aeroporti centrali, facendo concorrenza sleale. Come mai si sono ceduti o si vogliano cedere i servizi a terra, gli unici remunerativi, a cominciare dalla stessa gestione delle stazioni aeroportuali, mentre il volo, che è in perdita, è rimasto ad Alitalia.
Sappiamo che ci sono investitori interessati, suggeriamo al governo di convocarli e capire quanti capitali abbiano disponibili e quale progetto avanzino. Il futuro non può essere il ridimensionamento della Compagnia”.
E’ quanto ha dichiarato Fabio Rampelli intervenendo al focus sulla crisi di Alitalia organizzato dal capogruppo in commissione Trasporti della Camera Marco Silvestroni.