(ASI) “Al PNRR piace cambiare, mai viste così tante versioni in poco tempo. Una confusione dell’esecutivo, altro che governo dei migliori. Il piano su cui il Parlamento si è espresso, lo dicevamo, era carta straccia.
Quest'ultima versione è stata scritta al chiuso delle stanze del Ministero dell'Economia. Mesi di audizioni, incontri, pareri finiti così. Arriva il giorno prima della sua presentazione e votazione in Parlamento: nemmeno il tempo di leggerla e studiarla. Cultura, sport, editoria e innovazione hanno ancora pochi fondi e progetti con respiro limitato. Sulla cultura, scindiamo il turismo - quindi ai circa 6 miliardi ne vanno tolti due: 4 miliardi. 4 miliardi sull’entità complessiva del PNRR sono una mancetta. Ben fuori dalla centralità paventata da Franceschini e Draghi.
Sarebbe potuto essere anche occasione per garantire la riforma dello spettacolo dal vivo, su cui la linea di intervento riguarda solo l’efficientamento energetico dei teatri, finalmente modificando i criteri quantitativi e qualitativi del Fondo Unico dello Spettacolo, spesso distorsivo del mercato. Per lo sport 300 milioni per quello a scuola e poi un cenno al ruolo contro l’emarginazione sociale nella missione 5. Per la digitalizzazione delle imprese, complessivamente 18 miliardi, con 4 già attivati: considerando il tessuto delle PMI, poco o nulla.
Pur apprezzando l’intervento del sottosegretario Moles, ci chiediamo – e lo sosterremo anche su questo - come mai un comparto strategico come l'editoria non possa avere una propria linea di intervento, così da garantire i posti di lavoro e il pluralismo informativo, e non poche righe sulla Transizione 4.0. Per la digitalizzazione e l’innovazione della PA, circa 6 miliardi complessivi con interventi di varia natura. Poco, considerato lo stato della pubblica amministrazione digitale, come indicato anche dall’indice Desi che, ogni anno, ci piazza agli ultimi posti.
La banda larga: 6.31 miliardi nella bozza trasmessa, ancora poco considerato il ritardo. Il Parlamento aveva dato ben altri indirizzi, sia in commissione Cultura che nella relazione di minoranza.” Così il Responsabile Cultura e Innovazione di FDI, deputato capogruppo in commissione VII Cultura, Sport, Editoria, Federico Mollicone.