(ASI) Chieti -  "È la dura legge del gol / Fai un gran bel gioco però / Se non hai difesa/ Gli altri segnano / E poi vincono / Loro stanno chiusi ma / Alla prima opportunità / Salgon subito / E la buttan dentro a noi...." recita una famosa canzone di Max Pezzali del 1997  ed è in breve la spiegazione di quello che è avvenuto nelle elezioni amministrative a Chieti, probabilmente le più lunghe della storia a causa dell'emergenza Covid19, dove il centrodestra, inizialmente nettamente favorito dai pronostici, ha condotto una campagna elettorale in grande stile, con la visita più volte del leader della Lega Matteo Salvini che a dicembre 2019 ha riempito il Supercinema, ma alla resa dei conti è stato sconfitto, sia a causa di chi non ha creduto e difeso abbastanza il progetto di eleggere Fabrizio Di Stefano sindaco, come i "franchi tiratori" che soprattutto al ballottaggio non hanno fatto votare il candidato primo cittadino ai propri elettori, sia da divisioni che al primo turno hanno portato Forza Italia di Chieti a prendere scelte diverse,  non appoggiando il candidato sindaco, ma scegliendo di creare una coalizione civica, trasversale e senza simboli di Partito, con Italia Viva che ha sfiorato addirittura il ballottaggio con candidato sindaco  il medico Bruno Di Iorio, perso per una manciata di voti a favore del collega medico Diego Ferrara che concorreva per la coalizione del centrosinistra. 
Così, una elezione comunale di Chieti che sembrava dall'esito scontato a favore del centrodestra (considerando anche la nota tendenza di destra dell'elettorato del capoluogo teatino), si è trasformata in una cocente, clamorosa sconfitta, direi anche inaspettata dagli analisti politici, perché, se ad Avezzano il candidato sindaco del centrosinistra Giovanni Di Pangrazio era il favorito, a Chieti lo spessore politico e amministrativo di Fabrizio Di Stefano, con una carriera politica di alto livello alle spalle, prima come Consigliere Regionale, Deputato e Senatore, e soprattutto l'ampia coalizione a sostegno, formata da Lega, Fratelli d'Italia, Udc e civiche che lo appoggiavano, lo rendevano ai nastri di partenza favorito, a tal punto che gli altri contendenti la poltrona più alta di "Palazzo d'Achille", lottavano al primo turno per ottenere il ballottaggio e dunque per evitare la vittoria immediata del centrodestra. 
Ma, così non è stato, e alla resa dei conti gli elettori hanno deciso di consegnare la città nelle mani del centrosinistra, ed è subito scoppiata la resa dei conti fra la Lega che da primo Partito che ha scelto i candidati sindaci a Chieti ed Avezzano si sente ora per certi versi tradita e la locale Forza Italia che in contrasto con le ufficiali posizioni del Partito di Berlusconi pro centrodestra, ha deciso di fare scelte autonome, accusando la Lega di aver scelto i candidati sindaci dall'alto, senza tener conto della base e della specifica realtà locale. In mezzo c'è Fratelli d'Italia, secondo Partito della coalizione di centrodestra che cerca di mediare tra i due litiganti, dato che la crisi scaturita soprattutto dalla cocente sconfitta di Chieti può compromettere anche la vittoria ottenuta in Regione e sfasciare completamente l'unità politica in Abruzzo. 
Dall'altro canto, il centrosinistra, partito a Chieti a fari spenti, senza folla e tanti clamori - emblematica la situazione il giorno in cui andai ad intervistare il candidato sindaco Ferrara all'inizio della fase calda della campagna elettorale, in cui mi accolse praticamente da solo nel suo comitato elettorale di Corso Marrucino con i suoi modi gentili e cortesi - ha condotto al primo turno una campagna elettorale di attesa e difesa, mentre i due civici Di Iorio e De Cesare rosicchiavano migliaia di preferenze a scapito del centrodestra, per poi conquistare il ballottaggio al 90esimo minuto in "Zona Cesarini" (a scapito del civico Di Iorio, appoggiato da liste civiche che facevano riferimento a Forza Italia e a Italia Viva), giocando tutte le sue carte nel secondo tempo che lo ha visto vincere con circa 15 punti di vantaggio alleato con la coalizione civica di De Cesare, e Ferrara osannato dalla sua gente davanti la sede comunale in Piazza Valignani con la "Dura Legge del Gol" che si concretizza. 
Sicuramente la vittoria di questa coalizione eterogenea guidata dal medico over 65 Diego Ferrara (classe 1954) - candidato sindaco del centrosinistra - e dal suo vice, il giovane Paolo De Cesare - erede di una nota famiglia di costruttori di Chieti -  che va dagli esponenti della sinistra globalista e arcobaleno, fino ad alcuni esponenti dell'identitarismo cittadino teatino, è stata favorita dalla voglia di cambiamento e di taglio con la vecchia amministrazione Di Primio, quindi dalla capacità, soprattutto tramite i social (dove il centrodestra non è riuscito a contrastare assolutamente la propaganda degli avversari), di fare passare il messaggio che la coalizione guidata dall'esponente del centrosinistra Ferrara (appoggiata anche dal Partito Democratico!) fosse una novità nel panorama politico; altro fattore che alla fine è stato determinante è che al ballottaggio sono andati a votare molti meno elettorali del primo turno (con poco più del 50% dei votanti contro oltre il 65%), dunque una certa apatia e repulsione per il voto da parte di molti elettori.
Così, al ballottaggio del 4 e del 5 ottobre 2020, il 58% circa dei votanti ha dato fiducia a Diego Ferrara che l'8 ottobre è stato proclamato sindaco di Chieti.
 Ma, ora, dopo i festeggiamenti si dovrà tener conto della "Realpolitik", per trovare i fondi per portare a termine i lavori incompiuti e quelli non fatti, riportare servizi e risorse nella città di Chieti che dovrà valorizzare al massimo le sue peculiarità (si pensi ad esempio al suo patrimonio storico - archeologico), per invertire la tendenza che la vede in caduta libera negli ultimi anni in tutti i settori e ricavarsi uno spazio vitale a livello regionale fra l'asse politico pescarese - aquilano che ha ridotto a malpartito il capoluogo Marrucino, anche a causa  del ridimensionamento del ruolo delle province a favore della regione (o addirittura della macroregione del medio Adriatico di cui tanto si parla negli ultimi anni)  e col progetto della "Grande Pescara" che vorrebbe fagocitare tutti i Comuni limitrofi.
Dunque, compito duro quello a cui sarà chiamato il nuovo Sindaco Ferrara e che dovrà essere raggiunto mettendo d'accordo le varie anime della sua coalizione. Chi vivrà vedrà che succederà. 
 
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
 

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