Per l'esponente azzurra il Ministro Azzolina "ha fatto navigare a vista una istituzione così rilevante, così determinante e con una organizzazione così complessa e capillare come la scuola". La didattica a distanza? "Occorre che le risorse siano accessibili a tutti nello stesso modo. Ma in Italia questa non è la realtà, anzi: le carenze infrastrutturali sono tali da creare, inevitabilmente, studenti di Serie A e di Serie B. I territori disagiati o periferici, come i comuni montani, non raggiunti dalle reti a banda larga sono un buon esempio di quello che intendo. La scuola, come l’università, del resto, è stata la vittima prescelta che il Governo ha deciso di sacrificare; l'unica per la quale sembra si possa derogare il ritorno alla funzionalità fino a settembre, in virtù del fatto che si riesce ad immaginare esclusivamente un modello di didattica in presenza tradizionalmente svolta nelle classi. Oggi la scuola, insieme all’università, rimane l'ultimo avamposto ancora distaccato, ancora isolato".
Per la riapertura di settembre serve chiarezza. "Non possiamo davvero pensare che si possa far partire il nuovo anno scolastico con un sistema carta sì, carta no. Una parte a casa, una parte in classe. Ci vorrebbe più coraggio - ribadisce l'azzurra - Per ripensare gli spazi e utilizzare questo tempo, per riuscire a pensare una nuova scuola, per un nuovo paradigma scolastico. Su questo Forza Italia ha presentato una mozione alla Camera per introdurre nel sistema formativo un'autentica rivoluzione organizzativa culturale e didattica: per i docenti, per le famiglie, per gli studenti. Nel documento trasmesso dal comitato scientifico sulle modalità di ripresa delle attività didattiche cogliamo ancora una volta il tentativo di scaricare sulle famiglie, sugli studenti e sulle istituzioni scolastiche l’adozione di misure e di comportamenti per il contrasto al diffondersi del virus. Quello che manca sono investimenti. Questo decreto avrebbe dovuto contenere poche indicazioni essenziali, le linee guida per consentire al sistema scolastico di attraversare e superare il momento di emergenza che ci ha travolto garantendo il diritto allo studio per tutti, le modalità di apprendimento, la regolarità dello svolgimento dell'anno scolastico e dei relativi esami di conclusivi di un ciclo di studi. Occorre cambiare il ruolo dell’insegnante e, di conseguenza, il riconoscimento professionale ed economico per l’intera categoria. Occorrono strumenti, fondi ma soprattutto un’idea di futuro che non sia soltanto emergenziale. Già da tempo sosteniamo che il baricentro della scuola debba essere lo studente: la scuola e l’insegnamento dovrebbero e dovranno essere costruiti intorno ai nostri ragazzi per un vero apprendimento individuale. Questa sarebbe una rivoluzione di cui vantarsi, non di 600.000 ragazzi lasciati indietro! Il governo dice infine di aver snellito le pratiche per l'edilizia scolastica, assegnando ai sindaci poteri speciali di commissari - conclude Vietina, che è anche sindaco di Tredozio (Forlì-Cesena) - Ma nessuno ha però pensato che non tutti i Comuni saranno in grado di reperire i fondi relativi alla quota parte spettante agli enti locali ed anche la trovassero le lungaggini di una graduatoria di interventi ammissibili che deve essere approvata prima dalla Provincia poi dalla Regione non è certo un percorso snello."