(ASI) Salgono a 700mila i bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare con l’aggravarsi della crisi tra le famiglie e la chiusura delle mense scolastiche per l’emergenza coronavirus.
E’ quanto emerge da una proiezione della Coldiretti sulle persone che hanno beneficiato di aiuti alimentari con i fondi Fead per gli indigenti, in occasione della Festa della Mamma. Una situazione di criticità - sottolinea la Coldiretti - aggravata in molte famiglie dalla chiusura delle scuole dove le mense rappresentavano per molti una occasione per garantire ai propri figli un pasto caldo.
Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono le famiglie di coloro che hanno perso il lavoro stagionale, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie. Presso i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà si presentano persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche e ai centralini arrivano decine di telefonate al giorno con richieste di aiuto perché padri e madri non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà. Una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero di persone di ogni età che in Italia in questo momento ha bisogno di auto per mangiare.
Le difficoltà sono diffuse lungo tutta la Penisola ma le maggiori criticità – precisa la Coldiretti – si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia ma situazione diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria, secondo elaborazioni sugli ultimi dati Fead.
Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – continua la Coldiretti – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. In campo – continua la Coldiretti – sono scese molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, e si contano in Italia circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute che si occupa della distribuzione degli aiuti Fead erogati dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).
Quasi 4 italiani su 10 (39%) hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. L’emergenza e il nuovo clima di solidarietà sociale fra persone, anche sconosciute fra loro, ma accomunate dalla guerra di resistenza contro la pandemia hanno spinto gli italiani a muoversi in favore degli altri: più di un terzo (36%) lo ha fatto con donazioni via web, il 17% ha usato il telefono, mentre 1 italiano su 4 (25%) si è preoccupato di fare la spesa per anziani e disabili mentre una fetta altrettanto importante della popolazione pari al 24% – conclude la Coldiretti – si è dedicato ad acquisto di pacchi alimentari per i bisognosi o aderendo a iniziative di spesa sospesa come quella avviata da Coldiretti nei mercati di Campagna Amica in tutta Italia grazie alla quale, tra l’altro, sono stati donati circa 2mila chili di prodotti alimentari a 170 famiglie che insieme ai loro bambini lungodegenti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono arrivate a Roma da diverse parti del Paese per seguire un percorso di cure.