(ASI) Sono notevoli i danni per la nostra agricoltura causati dal Covid-19, nonostante si possa lavorare nei campi con le giuste distanze e con i giusti dispositivi di sicurezza, questa epidemia mondiale ha prodotto gravi rallentamenti della macchina burocratica, dalla tempestiva redazione dei fogli di ingaggi alla puntuale elaborazione e distribuzione delle buste paga agli operai.
A questo si sono aggiunti tutti i rallentamenti delle attività logistiche ed amministrative legate alla somministrazione del gasolio agricolo ed al rinnovo del libretto UMA per i ritardatari. Insomma uffici chiusi, parzialmente aperti o con dipendenti in “smart working” impossibilitati il più delle volte a rispettare la tempistica necessari per l’attività corrente. Come se bastasse all’emergenza Coronavirus si è aggiunto il freddo ed il gelo degli ultimi giorni, che ha ulteriormente messo in ginocchio l’agricoltura italiana, dopo un inverno particolarmente caldo ed il risveglio anticipato delle colture, lo sbalzo termico ha distrutto intere coltivazioni. Gli sbalzi termici degli ultimi dieci anni che hanno compromesso le coltivazioni nei campi hanno creato danni per oltre 3 miliardi di euro, tra perdita di produzione agricola nazionale e danni alle strutture ed alle infrastrutture stesse delle campagne. Ogni anno l’intera agricoltura si trova ad affrontare fenomeni controversi che causano in poche ore la perdita di produzioni di un’intera annata e dove l’unico rimedio, se pur parziale, risulta essere il ricorso alla copertura assicurativa. Il comparto agricolo messo particolarmente in ginocchio è quello florovivaistico dove il 60 per cento della produzione nazionale di fiori e piante è ormai destinato alla distruzione a causa dell’emergenza coronavirus con danni per circa 1 miliardo di euro. La chiusura dei negozi e dei mercati, la sospensione di tutte le cerimonie civili e religiose, l’atteggiamento ostile degli importatori esteri, stanno mettendo in ginocchio un settore composto da 24 mila aziende con fatturato annuo di 2,5 miliardi pari al 5 per cento di tutta la produzione nazionale. L’emergenza si estende quindi anche alle esportazioni con i blocchi al confine ed in dogana di tanti paesi, UE ed extra UE, con ritardi e difficoltà di trasporto su gomma. Naturalmente quello agricolo è solo uno dei tanti settori dell’economia Italiana, una economia fatta di piccole e medie imprese che se non riprendono velocemente il loro cammino quotidiano rischiano di scomparire per sempre: “su questo il nostro Governo non solo deve riflettere ma deve tempestivamente agire”. Lo scrive in una nota Michele Cassano di Bari del Movimento Italia nel Cuore.