(ASI) “ZTE è presente con proprie tecnologie nella nostra Pubblica Amministrazione, nonostante la maggioranza dell’azionariato sia in mano alla Repubblica Popolare Cinese. Dopo l’approvazione del DL Cyber, va messa in discussione la presenza nelle nostre reti e nell’accesso ai nostri dati, tutelando i livelli occupazionali presenti in Italia.
Le compagnie di telecomunicazioni cinesi più importanti, ovvero Huawei e ZTE, la seconda di proprietà statale, secondo quanto contenuto dell’articolo 7 della legge cinese sull’intelligence emanata nel 2007, hanno – come tutte le aziende – l’obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell’esercizio del proprio lavoro all’estero.
Non siamo contrari all’applicazione della tecnologia, ovviamente senza rischi per la salute umana, ma chiediamo che le aziende cinesi chiariscano i loro rapporti con lo Stato e aderiscano alle nostre “regole del gioco”.
Il governo cinese sta sperimentando l’innovazione direttamente sulla popolazione, gli Uiguri, obbligandoli ad installare applicazioni che gestiscono la loro routine giornaliera. Ogni dato viene analizzato in maniera dettagliatissima da un centro di analisi; il controllo, tra l’altro, non si ferma solo alla loro regione, ma si estende anche a tutto il territorio cinese. Una chiara violazione di diritti umani, causata da un "panopticon" di strumenti e app.
Fratelli d’Italia è per garantire la sicurezza della Nazione, anche nel mondo cyber. Dopo aver dotato la Nazione degli strumenti normativi adeguati a fronteggiare la situazione vigente, anche incentivare lo sviluppo di alta tecnologia e competenze elevate, destinando dei fondi per un "laboratorio" cyber per la crescita di startup ad alto tasso di innovazione e formazione di risorse umane.
Il tema è ancora più ampio: le grandi imprese hanno iniziato ad assumere sempre più controllo e sempre più potere. Facebook ha più “abitanti”, ovvero gli utenti, di alcuni continenti “reali”, per prendere un dato.
Mettere il digitale al centro dell’agenda italiana per arrivare a competere con i colossi statunitensi e asiatici. Arrivare, di fatto, ad una ‘sovranità digitale’, che possa mettere la persona al centro, garantendone la libertà e la salvaguardia dei dati, nell’ottica dell’interesse nazionale, con un’etica rinnovata che concili l’individuo con la sua identità digitale, traducendo ovviamente in atti concreti per la difesa dello Stato e del cittadino.”
E’ quanto dichiara Federico Mollicone, deputato FDI responsabile Innovazione del partito, durante l’esame del decreto sulla cybersecurity.
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