(ASI) Atlantia minaccia di tirarsi indietro dal consorzio che dovrebbe salvare Alitalia. “Nonostante l’indubbio e significativo impatto che il mancato rilancio di Alitalia potrebbe avere sulla controllata Aeroporti di Roma – scrive Atlantia al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli- per la suddetta data (il 15 ottobre) non sarà per noi possibile aderire all’auspicato consorzio che formulerebbe l’eventuale offerta formale stanti, tra l’altro, le rilevantissime tematiche di contesto tuttora non risolte”.
“L’analisi del piano industriale Alitalia consente infatti, a nostro meditato avviso, al più un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea”.
Benetton mette nero su bianco il nesso tra il rinnovo o l’eventuale cancellazione della concessione per Autostrade da parte del governo e la sua partecipazione al capitale della compagnia con il 35%.
“Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l’Italia o ancor più l’avvio di un provvedimento di caducazione (revoca della concessione, ndr), non ci consentirebbero, per senso di responsabilità riconducibile sia alle risorse finanziarie necessarie che alla tutela degli interessi dei nostri circa 40 mila azionisti italiani ed esteri, dei circa 31 mila dipendenti del gruppo e di tutti gli stakeholders, di impegnarsi in un’operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio”.
Si riapre la partita Alitalia. La cordata tra Atlantia, Fs, Delta e Mef sembrava ormai cosa fatta, ma le frizioni tra futuri azionisti, soprattutto al di qua e al di là dell’Atlantico, stanno portando a un rimescolamento delle carte, rischioso per la sopravvivenza stessa della compagine.
Una mossa che non è affatto piaciuta al Governo, che in serata ha fatto trapelare una “irritazione comune nell’esecutivo” dopo un vertice a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e i ministri interessati, compreso il leader 5S Luigi Di Maio. Anche il viceministro pentastellato, Stefano Buffagni, meno diplomatico del collega 5S titolare del Mise, Stefano Patuanelli, non ha affatto gradito e nel pomeriggio spiegava:
“Non sottostiamo ai ricatti di nessuno. Credo che bisogna lavorare per far funzionare le cose”. Finora, Atlantia ha sempre partecipato ai tavoli di lavoro sul piano industriale permettere a punto flotta, esuberi e rotte. Nonostante gli obiettivi di partenza non siano gli stessi di Delta, e nonostante il tira e molla sulla stessa quota della compagnia americana, indisponibile a salire dal 10% oltre il tetto del 12%, il confronto sembra essere andato sempre avanti nell’ambito di normali meccanismi di negoziazione. “L’operazione trasparenza”, come la definisce il gruppo, emersa nelle ultime ore appare dunque come un fulmine a ciel sereno, o quanto meno come un estremo tentativo di ottenere il massimo possibile entro la scadenza del 15 ottobre.
Nel pomeriggio di ieri i commissari di Alitalia hanno incontrato i vertici di Fs e di Atlantia per fare il punto della situazione, rimandando ad una conference call successiva il contraddittorio con Delta.
La controparte non sono però solo gli americani. Sul piatto ci sarebbe infatti anche la revisione delle concessioni autostradali di cui si parla anche nella Nota al Def, ma su cui il governo non ha ancora espresso una posizione chiara e definitiva. Da qui la presa di posizione di Buffagni, l’immediata reazione dell’esecutivo e la richiesta dei sindacati di scoprire le carte in un incontro con le parti sociali. Una nota di scetticismo arriva però dal mondo dell’industria. Di fronte ai numeri dei passeggeri veicolati dalla compagnia, il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi: “Alitalia ha solo l’8% del mercato di chi viene e parte dall’Italia per l’estero e noi qui proprio non riusciamo a capire perché, tutti i partiti da destra a sinistra vogliano ristatalizzarla”.
Aurelio Coppeto - Agenzia Stampa Ialia