(ASI)  Roma - "Un suggerimento al ministro Alfonso Bonafede: non si faccia influenzare dal vicesegretario del Pd Andrea Orlando, uno dei più discussi ministri della Giustizia che la storia della Repubblica ricordi".                                                                                                           
Così il deputato della Lega Jacopo Morrone, già sottosegretario della Giustizia del primo Governo Conte, a proposito del vertice tra Conte, Bonafede e Orlando.
 
“Nei quattordici mesi di collaborazione costruttiva che abbiamo passato insieme al ministero di via Arenula - prosegue Morrone rivolgendosi a Bonafede - ci siamo trovati ad affrontare gravi questioni lasciateci in eredità da Orlando. Penso alla riforma della Magistratura onoraria, fortemente contrastata dalle categorie coinvolte, sul cui superamento abbiamo lavorato con grande impegno. L’appello è che tutta questa attività non vada sperduta per compiacere un alleato che ha fallito su tutti i fronti. Ma gli errori di Orlando non si fermano qui. Pensiamo alla revisione della geografia giudiziaria che prese avvio nel 2012, con il governo Monti, e fu portata avanti acriticamente negli anni seguenti, con l’unico risultato di sopprimere decine di tribunali, di sezioni distaccate e di operare un taglio consistente degli Uffici dei Giudici di Pace con le gravi disfunzioni conseguenti e i disagi denunciati ovunque, senza che si ottenessero i previsti risparmi. Chiedo, quindi, a Bonafede di non rinunciare all'impegno assunto per modificare questa riforma abborracciata e sbagliata riportando ‘tribunali, procure e uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese’. C’è poi la famigerata legge sulla tortura, fortemente sponsorizzata dal Pd di Orlando, con la strisciante delegittimazione e criminalizzazione delle Forze dell’Ordine. L’auspicio è che Bonafede non si lasci trascinare in una perdente battaglia di Orlando, quella che prevede l’abolizione del 41-bis, una vera manna per la criminalità organizzata. La strada maestra è quella di una giustizia nella quale i cittadini possano avere fiducia, giusta, veloce, equilibrata e che le pene comminate siano certe”.

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