(ASI) “Save Askanews, Conte batti un colpo!”. E’ stato lo slogan scandito più volte dai giornalisti dell’agenzia, ieri dal balcone della propria redazione a Roma, al termine della conferenza stampa di fine anno del premier.
Gli organizzatori della protesta hanno esposto inoltre lo striscione, col motto # SaveAskanews , per richiamare l’attenzione di coloro che si trovavano sotto gli uffici dell’azienda. I dipendenti hanno comunicato, sul sito della testata, che per la prima volta non hanno seguito l’evento, realizzato nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio davanti alla loro sede, a causa della sospensione delle attività. Le 90 persone, coinvolte nell’agitazione, hanno chiesto in questo modo al numero uno di palazzo Chigi di intervenire personalmente per “sbloccare una situazione drammatica”, generata dal governo precedente e non risolta da quello attuale, provocata in particolare dalla mancata remunerazione del personale e da 27 esuberi. Hanno domandato quindi, al capo dell’esecutivo giallo – verde, la convocazione di un “tavolo con tutte le parti per arrivare a una definizione della vicenda prima dell’incontro già fissato”, per l’8 gennaio, con gli addetti ai lavori presso la Federazione Italiana Editori Giornali in seguito al via libera del provvedimento, contestato da più parti, che taglia i fondi pubblici ai media. Il volantino, distribuito in strada ai passanti, ha sottolineato il malcontento dei redattori di Askanews per il “mancato stipendio di dicembre e la notizia di un concordato preventivo che porterà esclusivamente conseguenze negative” per i cronisti e per le loro famiglie. I diretti interessati hanno attribuito la responsabilità di tutto ciò alle defezioni da parte dell’imprenditore, a capo della storica struttura, Luigi Abete, alle mancate promesse dei sottosegretari Luca Lotti e Vito Crimi, oltre ai ritardi, alla base di “un mix esplosivo che minaccia il pluralismo dell’informazione”, del Dipartimento Editoria. “Siamo da diversi anni in ammortizzatori sociali - ha raccontato Costanza Zanchini, componente del Cdr della nota realtà giornalistica, ad Agenzia Stampa Italia – e la situazione si è aggravata pesantemente nel momento in cui è stato indetto, sotto il governo Renzi, il bando per una gara pubblica in merito ai servizi primari di informazione delle agenzie di stampa. Tale procedura scellerata si è conclusa dopo oltre un anno e ha lasciato sul selciato morti e feriti. Noi potremmo morire a breve perché il nuovo governo non ha saputo trovare una soluzione, insieme al nostro editore, su una partita importante. L’agenzia ha continuato a fornire infatti servizi alla presidenza del Consiglio e quindi alle diramazioni delle amministrazioni centrali e periferiche. La nostra realtà ha la pretesa dunque di vedersi riconosciute queste attività svolte. L’azienda lamenta inoltre oggi un buco di bilancio molto pesante per quell’anno e mezzo circa in cui siamo rimasti senza contratto con la presidenza del Consiglio. L’assenza di un’intesa tra quest’ultima e il nostro editore ha portato, Luigi Abete lunedì scorso, a chiedere il concordato preventivo. Stimiamo 10,5 milioni di euro di ricavi per il prossimo anno, ma abbiamo un problema finanziario transitorio. Rischiamo così, per scelte imprenditoriali scellerate e il silenzio della politica, di fare tacere una voce indipendente, che per trent’anni ha dato informazioni in questo paese, come è quella della nostra agenzia di stampa. Siamo tutti giornalisti professionisti, che verifichiamo le nostre fonti quando scriviamo e questo penso che debba essere riconosciuto e considerato come un valore, altrimenti è un problema”.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia