Decreto Sicurezza, Mirabelli (PD): "Norme per rendere impossibile la vita agli immigrati mettendo in discussione i valori fondanti della nostra democrazia e nessuna attenzione alle mafie"
mirabelli5(ASI) Milano - «Sul “Decreto Sicurezza” sta circolando molta propaganda ma, in realtà, di norme che renderanno più sicura la vita dei cittadini all’interno del provvedimento non ce ne sono». Così ha esordito il senatore Franco Mirabelli, Vicepresidente del Gruppo PD al Senato e Relatore di minoranza del decreto a Palazzo Madama, intervenendo in un incontro al Circolo PD Caponnetto a Milano.    
«Il decreto è un manifesto con cui la Lega vuole dire agli italiani che garantirà loro maggiore sicurezza in forza del fatto che con quella legge si renderà la vita durissima per gli immigrati. Tutte le norme sono tutte finalizzate a mandare un unico messaggio: in questo Paese non si vogliono immigrati», ha proseguito Mirabelli, spiegando che «Nei fatti si prevede che chi arriva deve sostare nei centri di riconoscimento e per il rimpatrio molto più tempo rispetto a prima, con un percorso che aggrava di molto le condizioni degli immigrati, ma alla fine non ci sono risorse né altre misure per agevolare i rimpatri. Con il “Decreto Sicurezza”, inoltre, vengono ridotte le motivazioni per cui può essere concesso il permesso umanitario agli immigrati e chi non ha più diritto a restare in Italia se ne deve andare ma non c’è nulla che garantisca che ciò avvenga. Anche l’attività diplomatica del nostro Ministro degli Interni di questo periodo non facilita le relazioni con i Paesi di provenienza dei migranti».
«Gli aspetti più gravi, però, - ha sostenuto Mirabelli - riguardano le ricadute negative che il “Decreto Sicurezza” ha su persone che ad oggi sono regolari. Chi è in Italia con permesso di soggiorno ottenuto per ragioni umanitarie, ad esempio, con l’entrata in vigore del decreto potrebbe vedersi negare il rinnovo perché le ragioni per cui era stato concesso il permesso anni fa potrebbero non essere più considerate congrue con le nuove normative. Questo produrrà l’effetto di rendere improvvisamente irregolari migliaia di persone che oggi sono in Italia regolarmente e con quel permesso lavorano, hanno casa e famiglia e hanno cominciato ad integrarsi. Questo significa far uscire le persone dal circuito della legalità. In questa situazione, gli italiani non saranno più sicuri: aumentare il numero delle persone irregolari, allargare la sacca dell’illegalità crea terreno fertile per le organizzazioni criminali e per chi delinque. Contestualmente, viene indebolito tutto ciò che funziona rispetto all’integrazione, come gli SPRAR, dove, con le nuove norme, sarà possibile accedere solo per i minori o con permesso di soggiorno. Questo vuol dire che viene meno un’opportunità per abituarsi ad un Paese, imparare la lingua e essere inseriti in attività. Con la nuova legge, quindi, si esplicita che si renderà la vita difficile agli immigrati così che capiscano che in Italia non devono venire, mettendo anche in discussione valori fondanti della nostra democrazia».
«Il testo di legge – ha evidenziato il senatore PD - si occupa dei mendicanti, dei posteggiatori abusivi, del daspo nelle attività sportive. Non c’è nulla che aumenti le possibilità per i sindaci di intervenire dove ci sono zone degradate che la proprietà non mette in sicurezza, come San Lorenzo a Roma. Non ci sono norme contro i trafficanti di esseri umani. Non ci sono risorse per la videosorveglianza nelle strade. Anche in questo caso, quindi, si tende a dare un segnale sbagliato: con le norme del “Decreto Sicurezza”, di fatto, si spiega che in un Paese come il nostro in cui ci sono la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta, il problema della sicurezza è rappresentato esclusivamente da mendicanti, posteggiatori abusivi, negozi etnici. Non è giusto che il Governo faccia passare un simile messaggio. L’unico modo in cui il “Decreto Sicurezza” affronta il tema della mafia e della criminalità organizzata è il prevedere di vendere i beni confiscati al fine di recuperare risorse. Questo compromette il principio della legge di Pio Latorre che indica di colpire le mafie in ciò che è loro più caro (cioè il patrimonio) e di metterlo poi a disposizione della collettività perché è alla collettività che è stato sottratto. Noi abbiamo introdotto un piccolo miglioramento al testo con un mio emendamento che è stato approvato e che prevede che, dato che i Comuni spesso non riescono ad utilizzare i beni confiscati perché non dispongono di risorse sufficienti per farlo, il 10% delle risorse ricavate dalle vendite venga utilizzato per alimentare un fondo a disposizione degli Enti Locali per gli utilizzi».
«Ogni volta che la maggioranza di Governo propone una legge – ha concluso Mirabelli - manda il messaggio che la mafia non è una priorità: nel “Decreto Sicurezza” i problemi sono identificati con i reati predatori percepiti. Che la lotta alla criminalità organizzata non sia una priorità per questo Governo è confermato anche dalle ultime vicende di Corleone, in cui il candidato sindaco di M5S spiega in campagna elettorale di parlare con i parenti dei boss per redimerli. C’è, quindi, molto di cui essere preoccupati».
 
In allegato una foto dell'incontro
 
Video dell’intervento di Franco Mirabelli: https://youtu.be/1EQtBIiGwLs 

Video dell’incontro: https://youtu.be/fkoyfKPYAIU

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