(ASI) "Ipotesi decreto non esiste. Se si vuole discutere seriamente c'è nostro ddl""E' comprensibile che di fronte ai contenuti delle ultime intercettazioni la maggioranza e il governo siano in imbarazzo.
Tuttavia non si può invocare a piacimento il bavaglio per la stampa, così come non esiste l'ipotesi di un decreto sulle intercettazioni". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "Se in Italia, come adesso praticamente tutti gli esponenti della maggioranza e del governo sottolineano, non esiste una legge civile sulle intercettazioni - continua Anna Finocchiaro - lo si deve proprio a chi ha puntato finora, in modo interessato, a rendere esclusivamente più difficoltose sia le indagini della magistratura che la pubblicazione delle notizie. In ogni caso, non vedo ragione di provvedimenti d'urgenza su una questione che non è certo la priorità per il nostro Paese. Se qualcuno vuole discutere seriamente, senza riesumare vecchi testi - conclude Anna Finocchiaro - ricordo che in Senato ci sono le nostre proposte che attendono di essere esaminate".
Anche la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti che sottolinea come “il tema delle intercettazioni è stato ampiamente sviscerato in questa legislatura dai due rami del parlamento proseguendo e superando il dibattito interrotto sul ddl Mastella. Il testo attualmente all’esame della Camera, abbandonato dalla maggioranza da oltre un anno, contiene il meccanismo dell’udienza filtro, da svolgersi davanti ad un giudice in contraddittorio tra le parti e in tempi certi, che al momento rappresenta l’unico equilibrato contemperamento tra il diritto di informazione sui fatti di cronaca giudiziaria e il diritto alla privacy. Abbandonare quella strada per tornare all’originario ddl Mastella sarebbe un grave passo indietro nel dibattito parlamentare. In un momento così delicato-conclude - per la nostra democrazia in cui emerge un preoccupante attacco alla trasparente gestione della cosa pubblica serve un di più di trasparenza e legalità e non certo limitazioni delle libertà di informazione".