(ASI) - È scontro sull’esame del Decreto Dignità in Parlamento, in particolare riguardo al Jobs Act e al ripristino dell’Articolo 18. L’emendamento che riguardava questo articolo e il suo ripristino, è stato bocciato dal M5S e dalla maggioranza di governo, dopo che in campagna elettorale si era molto parlato, con accezione negativa, della sua eliminazione ad opera di Renzi.
In particolare, i pentastellati, erano anche intenzionati ad eliminare il Jobs Act; ad oggi però, sembrano aver cambiato idea tant’è che l’emendamento ha trovato 317 voti contrari su 521 presenti; solo 13 sono stati i voti favorevoli e 191 gli astenuti. Al termine della votazione in Aula, sono partiti gli applausi ironici provenienti dalle opposizioni, Pd e Leu su tutti.
In Aula, Debora Serracchiani del Pd ha affermato: “Il Jobs Act non lo cambiate: lo lasciate esattamente com’era dopo che avete fatto un’intera campagna elettorale in cui avete raccontato, a noi e soprattutto ai lavoratori e alle lavoratrici, che avreste reinserito l’articolo 18, che avreste drasticamente cambiato se non addirittura abolito il Jobs Act, perché dicevate che stato dannoso e non aveva creato posti di lavoro e non aveva dato garanzie agli imprenditori”.
“Una Waterloo dei 5 stelle che si rimangiano la promessa fatta in campagna elettorale" ha attaccato Roberto Speranza, deputato di Liberi e Uguali. Federico Conte, altro deputato di LeU ha aggiunto: "Votando come la Lega contro i diritti dei lavoratori, il M5S ha rinnegato le ragioni del suo programma e della sua stessa identità politica”.
Claudia Piagnani - Agenzia Stampa Italia



