(ASI) Non solo vespa, la nuova politica potenzialmente “più protezionista” del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump mette a rischio 3,8 miliardi di esportazioni di made in Italy agroalimentari in aumento del 6% nel 2016. E’ quanto emerge da uno studio della Coldiretti in occasione della diffusione delle indiscrezioni sulla lista di prodotti italiani ed europei sui quali l'amministrazione Usa sta valutando di imporre dazi punitivi del 100%,
Si tratta in pratica - sottolinea la Coldiretti - del 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi) con gli Usa che si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016) secondo le analisi della Coldiretti.
Risultati ottenuti grazie ai primati qualitativi e di sicurezza alimentare con l’Italia – continua la Coldiretti – che è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 289 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg ma è anche quello più green con quasi 60mila aziende agricole biologiche in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.
“Primati che vanno ora difesi rispetto ai rischi legati a una possibile stretta sulle importazioni ma non è certo possibile accettare compromesso al ribasso che posso mettere a rischio la qualità e la sicurezza alimentare” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che l’Unione Europea e l’Italia non possono rinunciare agli elevati standard raggiunti nell’agroalimentare ma al contrario bisogna guardare alle domande che vengono dal mercato ed innalzare il livello di sicurezza dei prodotti sia in Europa che in Usa dove cresce la domanda di prodotti legati al territorio con forte natura identitaria e garantiti”.
Non è un caso che la presunzione statunitense di imporre a cittadini europei la carne trattata con ormoni trova contrari il 98% degli italiani che non vogliono correre il rischio di consumarla secondo quanto emerge dall’indagine Coldiretti IPR/Marketing.
In questo contesto - continua la Coldiretti - con il rischio di chiusura delle frontiere si pone un evidente problema di proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro, secondo la Coldiretti. Il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano – sottolinea la Coldiretti - sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma - denuncia la Coldiretti – c’è anche il Chianti prodotto in California, mentre sempre negli States è possibile acquistare del Marsala Wine. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende statunitensi pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Il Made in Italy tarocco a stelle e strisce però – conclude la Coldiretti - colpisce tutti i comparti dell’export tricolore, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi.