(ASI ) Bologna - In esclusiva per Agenzia Stampa Italia presentiamo il comunicato stampa del Terzo Congresso Biennale dell'Unione Movimenti di Liberazione. Uno stimolo a proseguire la lotta, e alla lettura, sentitamente è stata allegata la lettera di addio alla vita di Michele, il trentenne di Udine che ha rinunciato a lottare, annientato da questo sistema. Per lui, e per tutti Voi, l'U.M.L. Vi chiama a raccolta, ancora una volta.

Valentino Quintana - Agenzia Stampa Italia

Sabato 18 marzo si svolgerà a Zola Predosa (BO) in Via Fontanella, 3 presso Admiral park Hotel, nella splendida sala Nelson il terzo congresso Biennale di U.M.L. " ITALIA FRA IMMIGRAZIONE - EUROPA - ED ECONOMIA IN TRACOLLO, QUALI SOLUZIONI ? " APPLICAZIONE DEI DIRITTI UMANI! al Congresso oltre agli Illustri Ospiti che faranno anche da Relatori, saranno presenti altri Movimenti di nuova generazione della scena Politica Italiana.

L'Ingresso è possibile solo previa prenotazione per motivi Organizzativi.

S.M.S allo 392 3043594 -

Per registrarsi all'evento, ecco il link: http://www.unionemovimentoliberazione.com/1/prenotazioni_co…

Ci dice Filippo Sciortino, Presidente di U.M.L: oramai è assolutamente chiaro che la politica non è più in grado di dare risposte.E' arrivato il momento di avere la Vostra fiducia. La Politica ha fallito e con nessuna Legge Elettorale, con le formazioni partitiche che compongono il nostro Sistema, si può andare avanti. Semplicemente per una questione innanzitutto matematica, ma anche perché la nostra realtà è ammanettata e sottomessa ai poteri oligarchici e delle lobbies che al Parlamento europeo decidono la meglio schiavitù da applicare ai Popoli, in particolare quello italiano. Quindi U.M.L., partendo da ogni piccolo Comune, si propone e tenterà di riportare dignità e speranza per l'Italia utilizzando modalità totalmente innovative.

Dati Allarmanti

Mercoledì 15 luglio 2016 l’ISTAT ha pubblicato un rapporto sulla povertà in Italia relativa al 2014. Dai dati risulta che il 5,7 per cento delle famiglie residenti in Italia si trova in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone: il 6,8 per cento della popolazione residente.

Nel 2015 si stima che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila (il numero più alto dal 2005 a oggi). L’incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli stimati negli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni annuali statisticamente non significative (6,1% delle famiglie residenti nel 2015, 5,7% nel 2014, 6,3% nel 2013); cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013). Questo andamento nel corso dell’ultimo anno si deve principalmente all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. L’incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) sia di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l’ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%). Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono nei comuni centro di area


metropolitana (l’incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%). L’incidenza di povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento (il valore minimo, 4,0%, tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne) e del suo titolo di studio (se è almeno diplomata l’incidenza è poco più di un terzo di quella rilevata per chi ha al massimo la licenza elementare). Dopo anni di aumento, l’incidenza della povertà assoluta si è mantenuta sostanzialmente in aumento rispetto agli anni scorsi. Anche la povertà relativa risulta in aumento e coinvolge fasce ampie, pensate che nel 2014, il 10,3 per cento delle famiglie e il 12,9 per cento delle persone residenti, per un totale di 7 milioni e 815 mila persone sono donne, minori, anziani e residenti al sud. Cosa significano povertà assoluta e povertà relativa. Le stime diffuse dall’ISTAT provengono dall’Indagine sulle spese delle famiglie, che ha l’obiettivo di rilevare «la struttura e il livello della spesa per consumi secondo le principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali delle famiglie residenti».

In pratica vengono rilevate tutte le spese sostenute dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi destinati al consumo familiare: generi alimentari, utenze, arredamenti, elettrodomestici, abbigliamento e calzature, medicinali e altri servizi sanitari, trasporti, comunicazioni, spettacoli, istruzione, vacanze, e così via. Ogni altra spesa effettuata per scopo diverso dal consumo è invece esclusa dalla rilevazione (per esempio le spese legate al lavoro). La povertà assoluta classifica quindi le famiglie in base all’incapacità di acquisire determinati beni e servizi che vengono considerati essenziali per vivere in modo minimamente accettabile. Viene misurata in base alla valutazione monetaria di quei beni e servizi che vengono considerati essenziali. L’ipotesi di partenza è che i bisogni primari e i beni e i servizi che hanno a che fare con i bisogni primari siano omogenei su tutto il territorio nazionale, tenendo però conto del fatto che i costi sono variabili tra le varie zone del paese. L’unità di riferimento è la famiglia, considerata in base alle caratteristiche dei singoli componenti. I bisogni primari sono divisi in tre aree: alimentare, abitazione, residuale. Hanno cioè a che fare con alimentazione adeguata, un’abitazione che deve corrispondere alla dimensione della famiglia, che deve essere riscaldata e fornita dei principali servizi, e una serie di altri parametri che hanno a che fare con il minimo necessario per vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute. Il valore monetario dell’insieme dei bisogni primari corrisponde alla soglia di povertà assoluta: la spesa minima necessaria per acquisire i beni e i servizi essenziali. La soglia di povertà assoluta varia in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza. La misura di povertà relativa dà invece una valutazione «della disuguaglianza nella distribuzione della spesa per consumi e individua le famiglie povere tra quelle che presentano una condizione di svantaggio (peggiore) rispetto alle altre. Viene definita povera una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro-capite». La soglia di povertà, per una famiglia di due componenti, è pari alla spesa media per persona nel paese e si ottiene dividendo la spesa totale per consumi delle famiglie per il numero totale dei componenti. Nel 2014 questa


spesa è risultata pari a 1.041,91 euro mensili. Per le famiglie formate da più di due persone viene utilizzata una scala di equivalenza. Per entrambe le misure di povertà (assoluta e relativa), si ipotizza che le risorse familiari vengano condivise in modo equo tra tutti i componenti: «Di conseguenza gli individui appartenenti a una famiglia povera sono tutti ugualmente poveri». Povertà assoluta Nel 2014, 1 milione e 470 mila famiglie (5,7 per cento di quelle residenti) è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8 per cento della popolazione residente). Tra loro: 1 milione 866 mila risiedono nel Mezzogiorno (il 9 per cento), 2 milioni 44 mila sono donne (6,6 per cento), 1 milione 45 mila sono minori (10 per cento), 857 mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (8,1 per cento) e 590 mila sono anziani (4,5 per cento). E mentre vengono spesi Miliardi di Euro per l'Immigrazione (molto discutibile) si sottraggono i Figli alle famiglie italiane perché i genitori non hanno lavoro, e il nostro Paese non dovrebbe una repubblica fondata sul lavoro?

L'unica possibilità di rinascita è l'uscita subitanea da questa Europa, o il nostro Popolo scomparirà e con esso anche la nostra Cultura. Al congresso verrà spiegato dettagliatamente quale grande inganno sia stato perpetrato nei Vostri confronti. Vi aspettiamo!

In Onore a Michele uno dei Nostri Figli Abbandonati da questa classe Politica defunta, riportiamo la Sua toccante lettera di addio alla vita.

Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è ingrado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi. Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi,ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte. Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da partee di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità”. Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca.Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile”.

A quest’ultimo proposito- prosegue la lettera-, le cose per voi si metteranno talmente maleche tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo. Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi


può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive. Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione”.

Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò chevolevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare. Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti chesiamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno. Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie”.

Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, il modello unico non funziona.Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri. Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino“.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento. P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi. Ho resistito finché ho potuto“, conclude.

08 febbraio 2017

                  Proprio per Michele e tutti i nostri Giovani non avremo nessuna remora, per questi ed altri motivi l'Unione Movimenti di Liberazione vuole agire

                   Filippo Sciortino - Presidente Unione Movimenti di Liberazione

                   Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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