(ASI) Prima parte dell'intervista fatta dal gruppo editoriale A.S.I. all'esponente del centrodestra umbro, Renzo Baldoni. 

- Ikea si, Ikea no. Tante diatribe sulla scelta del sito. Fraintendimenti, problemi, resistenze; alla fine si è giunti all’attuale soluzione del sito ex-Enel, adiacente all’Ipercoop di Collestrada. Si tratta di un punto già critico per la viabilità della città: Ci può dire il suo punto di vista?

Il problema non è Ikea si o Ikea no a Perugia. Ikea assolutamente si nel comune di Perugia, come assolutamente si a tutti gli insediamenti produttivi che possano dare occupazione, lustro e visibilità ed anche una presenza a livello regionale, e, perché no, anche a livello interregionale. Quindi l’Ikea, nel momento in cui dovesse essere realizzata nel comune di Perugia non può che dare lustro al comune di Perugia, portando gente, portando occupazione e portando anche un incremento di Pil e quant’altro. Perciò assolutamente si all’Ikea nel comune di Perugia. Un'altra cosa invece è l’individuazione del sito. Sono due cose completamente separate. Si era individuato un primo sito a San Martino in Campo che era un sito, da un punto di vista dimensionale, importante, che poteva soddisfare tutte le esigenze. Sono però nati dei problemi prima, perché quell’area è stata trattata in relazione ad una finalità Ikea, senza sapere, per la maggior parte della gente che in quell’area sarebbe nata Ikea, almeno senza sapere per quanto riguarda la maggior parte della gente. Quindi ha fatto nascere molti dubbi. Il contendere di San Martino in Campo era quello delle transazioni, o dei passaggi di proprietà di quell’area. Quasi si potrebbe raffigurare come una privatizzazione forzata del guadagno. In alternativa, il gruppo di centrodestra, che in gran parte non era contrario alla soluzione di San Martino in Campo, aveva posto come soluzione anche l’area di Lidarno, che è un area di proprietà del comune. Realizzandovi l’Ikea avremmo ottenuto il massimo consenso e patrimonializzato un bene che è attualmente in vendita. Cioè il terreno di Lidarno è in vendita, ma nessuno lo compra.

-Per i nostri lettori, ci potrebbe dire esattamente l’ubicazione del suddetto terreno?

Lidarno è dalla parte che da Ponte San Giovanni, va verso Cesena, sempre però nel comune di Perugia. Quindi se si fosse realizzato un discorso del genere per quanto riguarda Ikea, si avrebbe avuto un discorso del genere con tutte le ricadute positive nel comune, ma non solo. Avremmo patrimonializzato quel bene che in questo momento non si riesce a vendere. Improvvisamente è stato fatto un nuovo piano regionale del commercio, stranamente votato all’unanimità dal consiglio regionale, quindi anche dal centrodestra, nel quale il nuovo insediamento dell’ex –Enel, non è più un nuovo insediamento, ma è un ampliamento, con tutte le conseguenze positive per chi ci va costruire. Noi siamo contro l’ampliamento? No. Noi non siamo contro l’ampliamento. Noi siamo contro l’ampliamento se prima non saranno risolte le problematiche relative al nodo della viabilità di Collestrada e se prima non viene risolto il problema della bretella di Collestrada. In parole povere: prima sistemiamo la viabilità in quel tratto che è caotico, ed ogni volta che succede uno starnuto si blocca tutto con una ricaduta del traffico pazzesca su Ponte San Giovanni. Di questa mattina è l’ordinanza del sindaco che, sul piano regionale dei trasporti, sabato e domenica prossimi, blocca il traffico a Ponte San Giovanni per un eccesso di smog veicolare. Quindi se tanto mi da tanto senza l’Ikea, noi possiamo facilmente immaginare cosa potrebbe succedere quando ci sarà l’Ikea che necessita di un parcheggio minimo di 1,500 – 1,800 posti auto. Allora qui il problema è che nessuno è contro e nessuno è a favore. A favore per l’Ikea nel comune di Perugia, ma contrari alle scelte scellerate dell’ubicazione prima di aver sistemato il problema della viabilità. Se noi troviamo che si risolve il problema della viabilità in qualsiasi punto della città, noi siamo favorevoli in qualsiasi punto della città. Ma rimanendo le cose così, io, che rappresento un po’ il territorio della parte sud di Perugia, che ho sempre rappresentato anche come presidente della circoscrizione, per non dimenticare che sono stato il primo presidente della circoscrizione in Umbria di centrodestra. Penso che vada ricordato anche questo. Così come va ricordato che mi sono sempre interessato della politica urbanistica. Abbiamo fatto una battaglia in consiglio comunale. 15 anni di lotte contro la cementificazione a Ponte San Giovanni. Abbiamo fatto, una battaglia contro una viabilità scellerata a Ponte San Giovanni. Abbiamo fatto una battaglia pazzesca con l’occupazione del consiglio per quanto riguarda una urbanizzazione a macchie di leopardo. Adesso che siamo al governo della città che facciamo? Improvvisamente noi ci dimentichiamo di tutte le nostre battaglie e cavalchiamo una soluzione che non ci appartiene. Questo mi crea imbarazzo ed indignazione. Ognuno di noi, ed ogni gruppo politico, deve avere la propria appartenenza politica ma ancor prima la propria coerenza. Se per 15 anni abbiamo combattuto una situazione, non solo questa, ma tante altre situazioni, adesso stiamo parlando dell’Ikea a Ponte San Giovanni quindi mi soffermo su questa. Una volta che noi andiamo al governo dovremmo fare nostre queste scelte di battaglie che abbiamo fatto, e non dimenticarle completamente e continuare nell’errore. Errare è umano, perseverare è diabolico. Perseverare soprattutto per chi di questa lotta ne ha fatto un vessillo politico. Allora qui nasce il problema del contendere.

- Ma anzitutto lei non crede sia una contesa incentrata, prima ancora che sulle politiche della regione e su quelle delle passate amministrazioni del centrosinistra di Perugia, sulle scelte del centrodestra regionale? C’è quindi un corto circuito tra la rappresentanza regionale del centrodestra e le istituzioni territoriali e la rappresentanza di Centrodestra nel comune di Perugia?

Esatto. Questo potrebbe sembrare a prima vista. Sicuramente è così, perché il nuovo piano del commercio in questa zona è stato modificato (non vorrei pensar male, ma a volte ci si indovina) apposta per favorire questo nuovo insediamento. Sarebbe gravissimo se personaggi del centrodestra l’avessero approvato con questa finalità. Se invece l’avessero approvata solo per un ampliamento generale, indipendentemente dalla finalizzazione, ci potrebbe anche stare. Ma se tu la fai in relazione ad una finalizzazione che va contro a tutte le battaglie fatte in 15 anni, è veramente gravissimo e chi l’ha fatto se ne deve assumere la responsabilità.

- Ma parlando dell’ampliamento, al di la di quello che la politica vorrebbe fare, è però un fatto che la zona in questione presenta delle criticità morfologiche. Ci scorre il Tevere che, come disse l’On Laffranco in una precedente intervista rilasciataci, potrebbe prefigurare un rischio per qualsiasi stabilimento produttivo situato in quel punto.

Lo sbarramento della centrale idroelettrica ha regimentato questo, ed ha salvaguardato la zona. Quello che si è stato fatto è la produzione di energia idroelettrica pulita, ma nello stesso tempo si controlla la regimentazione dei volumi d’acqua. Da questo punto di vista, fermo restando che ci possono essere degli eventi calamitosi innaturali che devastano tutto, in realtà, da questo punto di vista una certa tranquillità ci dovrebbe essere.

- Calamità a parte è comunque un fatto che la zona presenti criticità anzitutto anche per quanto riguarda gli spazi disponibili. Lo snodo di Collestrada è stretto tra uno sperone collinare e l’ansa di un fiume.

Si. Si tratta di limitazioni geografiche e morfologiche ma ci sono anche degli errori madornali. La realizzazione dell’Ipercoop in quel punto senza aver risolto il problema della viabilità; avevano detto che l’avrebbero risolta, invece è rimasta esattamente com’era, cioè come quando realizzarono l’Ipercoop. Non si è quindi modificato niente. Lo snodo di Collestrada invece è importantissimo. Riveste un importanza strategica e fondamentale non solo a livello cittadino e regionale, ma livello nazionale. Si tratta di uno snodo che da Perugia porta ad Assisi, Foligno e quindi da Foligno porta ad Ancona, alla costiera adriatica e a Roma. Da Perugia porta a Umbertide, Città di Castello e Cesena. Da Perugia porta a Magione Castiglion del Lago, e all’autostrada di Firenze. Da Perugia porta a Todi, Terni, Rieti e quindi a Roma. Cioè uno snodo fondamentale ed è dunque chiaro che è ambito da un punto di vista degli insediamenti produttivi, ma c’è un limite a tutto. Se è ambito, allora chi vuole realizzare un opera si deve far carico di risolvere prima anche i problemi. Se Ikea vuole costruire li perché ci vede una certa convenienza, e noi siamo per la difesa della imprenditoria e per il profitto perché senza di essi non ci può essere lavoro. Le aziende devono investire perché ne hanno una convenienza, perché nel momento in cui c’è la convenienza si ha tutto un sistema che si mette in moto. Però se è vero che quel punto è valido, allora chi si insedia in quel punto deve prima risolvere i problemi, non dopo perché si sa, la politica del “dopo” non si realizzerà mai. Allora se tanto mi da tanto vi potete immaginare quello che potrebbe succedere una volta realizzata l’Ikea in questa zona; una volta che vengono liberati i 450 appartamenti DeMegni Margaritelli, che in questo momento sono bloccati ma prima o poi dovranno trovare un’ubicazione, cioè minimo ulteriori 600 macchine con relativi parcheggi, con minimo 2.000 abitanti in più; quando si sbloccherà il centro dell’ex pastificio Ponte, con il centro commerciale Colussi; quando si sbloccherà le Fornaci Brizziarelli sull’Assisana; ma qui diventerà un inferno se prima non si sistema la viabilità. Il problema è solo questo. Tutti vogliono fare investimenti e basta, per aver il massimo dell’utile, ma nessuno si fa carico delle conseguenze che questo può portare. A questo modo di fare noi siamo decisamente contrari. Ma non siamo contrari ora perché poi possiamo trattare. No. Non si tratta. O si sistema la viabilità, oppure noi non permetteremo la realizzazione di un solo metro cubo in più. Noi siamo in sostanza contrari a chi investe solo per avere il massimo dell’utile utile senza curarsi delle conseguenze che causerà.

Fine prima parte.

La prosecuzione dell’intervista sarà pubblicata nell’ edizione di domani. Al centro della seconda parte dell’intervista di Renzo Baldoni le critiche rivolte alle errate scelte urbanistiche delle passate amministrazioni di centrosinistra e della presente amministrazione di centrodestra, così come le possibili soluzioni in rapporto ad un ottica di largo respiro rapportata a prospettive europee di innovazione e riqualificazione, ed alle esigenze di conservazione di un territorio fortemente sfruttato quale è quello dell’area di Ponte San Giovanni, con l’analisi di tutte le ricadute sul benessere dei cittadini e sulle finanze pubbliche.

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia

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