«Già quando l’ex amministratore delegato Marco Patuano si dimise lo scorso marzo per far posto a Flavio Cattaneo capimmo subito che per i dipendenti di Telecom Italia ci sarebbero stati tempi ancora più bui - commenta il deputato M5S in Commissione Trasporti Paolo Nicolò Romano - La decisione infatti del repentino change al vertice di Telecom Italia fu imposta da Bollorè, capo di Vivendì azionista di riferimento, immediatamente dopo le dichiarazioni di Renzi al vertice bilaterale Italo francese dell’8 marzo scorso, quando si dichiarò “felice dell'ipotesi di fusione tra Telecom Italia e Orange», la società di telecomunicazione francese controllata direttamente dal governo d'Oltralpe. «Da quel giorno – continua l’esponente pentastellato - il patron di Vivendì ha avuto mano libere nell’imporre i suoi uomini nell’azienda italiana e nel chiedere un intransigente piano di lacrime e sangue che oggi i dipendenti stanno sperimentando sulla loro pelle. A compimento della devastante privatizzazione iniziata dai suoi predecessori, Renzi ha avvallato la svendita di Telecom Italia ai capitalisti d’oltralpe e il loro piano di macelleria sociale».
«Intendiamo chiedere subito dopo la fiducia al Conte Gentiloni di dare delle risposte ai lavoratori di Telecom Italia che siano di discontinuità rispetto all’operato del suo predecessore, anche se la soluzione che auspichiamo sono "elezioni subito" in modo da procedere in caso di nostra sicura vittoria allo scorporo della rete Telecom e sua rinazionalizzazione. Solo così – conclude Romano - potremmo salvaguardare un patrimonio di competenze e know how, già ampiamente depauperato nel corso di questi anni, la sicurezza nazionale e conseguire il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale europea su cui siamo spaventosamente indietro».