(ASI) Quando, qualche mese fa, in piena estate, scrissi un articolo “Quelle mezzecalzette che stanno portando il Paese alla bancarotta” (vedi, in questo stesso sito) qualche amico che aveva avuto la bontà di leggerlo, mi ha detto che avevo visto con troppo pessimismo la situazione italiana e che non avevo apprezzato, come meritava, il lavoro di Matteo Renzi e del suo governo.
Dopo i risultati dei referendum è troppo facile dire che gli amici avevano torto, solo non pensavo che così tanti milioni di italiani la pensassero come me. Purtroppo. Vuol dire che la situazione è peggiore di quanto potessi immaginare, perché era chiaro che il referendum non poteva essere solo sulla indecente e sgangherata riforma della Costituzione così come l’avevano concepita Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi, fatalmente, lo sapevano tutti, sarebbe stato anche un giudizio sull’operato delle mezzecalzette che compongono il governo. E il responso è stato netto, pesante, indiscutibile, imbarazzante. Non a caso il bulletto di Rignano sull’Arno, ormai e speriamo per sempre ex presidente del consiglio, ha deciso subito, la sera stessa di domenica, di dimettersi. Posto ora in stand-by dal presidente della Repubblica Mattarella in attesa che venga approvata la legge di stabilità.
Renzi, anche nell’ultimo messaggio, ha provato a cambiare le carte in tavola, quando ha detto: “Non credevo mi odiassero così”. Ma il No non c’entra nulla con l’odio, c’entra invece con il giudizio, pessimo, di questi anni di governo. E hanno voluto dire che era finalmente giunto il momento di cambiare. Esattamente l’opposto di quello che hanno tentato di far credere fino all’ultimo. Perché quelli che volevano che le cose non cambiassero erano proprio quelli che hanno votato Sì. Volevano, infatti, che Renzi non solo rimasse al suo posto, ma avesse acquisito, in caso di vittoria, maggiore potere per continuare a foraggiare, senza decenza, tutte quelle categorie, amici, comari e compari che dalla crisi e dal governo hanno avuto sempre enormi benefici, più o meno leciti. E così i comitati per il No, che invece pensavano che era opportuno bocciare la riforma costituzionale e il governo che l’aveva voluta, erano stati maldestramente terrorizzati. I giornali e le televisioni hanno fatto a gara a chi poteva immaginare i più devastanti cataclismi, terremoti e disastri finanziari in caso di vittoria dei No. Dopo un lunedì tranquillo, oggi, martedì 6, tutte le piazze europee sono state in positivo, la Borsa di Milano ha messo a segno una delle performance più significative ed è stata la migliore, con un + 4,15%. Quotazioni alle stelle per le banche: Unicredit + 12,81%, Intesa Sampaolo + 8,2%, Mediobanca + 9,94, recupera perfino Monte dei Paschi con un + 1,2% mentre lo spread si riporta sotto i 160 punti. Il terremoto, come si vede, c’è stato, in positivo: il No alle mezzecalzette è stato quasi più importante del No alla riforma della Costituzione.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia