(ASI) Domenica 4 dicembre è una data molto importante per tutti noi italiani. Siamo chiamati a votare per approvare o respingere la riforma costituzionale i cui obiettivi principali sono riassunti brevemente in questa pagina, dove si possono trovare anche molti link che approfondiscono i temi della riforma.
Dopo anni e anni di promesse elettorali disattese, finalmente tocca a ognuno di noi avere il coraggio di cambiare, andando a votare.
Per avere leggi in tempi più rapidi
Quante volte i cittadini hanno dovuto attendere per anni riforme e risposte concrete alle proprie esigenze? Con il Sì, finalmente le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato, nella speranza che prima o poi si arrivi ad un testo condiviso fino alle virgole. Adesso, la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discuterle e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale. Più velocità non significa “più leggi”, ma risposte più tempestive da un Parlamento più credibile.
Per ridurre i costi della politica
Verrà ridotto il numero dei parlamentari, perché i senatori passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno alcuna indennità; il CNEL verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri e i suoi 20 milioni all’anno; i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del Capoluogo di Regione e saranno vietati i rimborsi ai gruppi regionali; le Province saranno finalmente eliminate dalla Costituzione, e con loro tutti quegli sprechi e burocrazia. La riduzione di costi e poltrone darà efficienza e credibilità alle istituzioni.
Per superare il bicameralismo paritario
Finalmente l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è composto da due camere uguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa composizione. Il superamento del “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace, in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze dei cittadini. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al Governo, il Senato rappresenterà le istanze e i bisogni di Comuni e Regioni.
Per chiarire le competenze di Stato e Regioni
La riforma elimina le competenze “concorrenti” e stabilisce chiaramente il rapporto tra Stato e Regioni: finalmente vengono risolti i conflitti d’attribuzione, che per 15 anni hanno ingolfato la Corte Costituzionale e causato sprechi e ritardi per i cittadini e lavoratori, ponendo un grande freno allo sviluppo.
Materie come la sanità, il turismo, le politiche attive del lavoro, le politiche sociali, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia e la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato. È fondamentale che a ogni Regioni sia garantito uno standard qualitativo per la disciplina di queste materie. Il nuovo Titolo V consentirà bollette più leggere e più efficienza. Le Regioni potranno avere maggiori competenze quando virtuose.
Per aumentare la rappresentanza degli Enti Locali in Parlamento e in Europa
Il Senato diverrà finalmente il luogo della rappresentanza delle Regioni e dei Comuni, che potranno finalmente portare a livello nazionale le proprie istanze. Per troppi anni, la loro limitata capacità di partecipazione alla formazione delle leggi dello Stato ha causato ritardi, conflitti e contenziosi. In più, il nuovo Senato dei sindaci e dei consiglieri sarà investito di una funzione molto importante: parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto sui territori. E’ un compito decisivo, che consentirà ai territori di valutare che le politiche comunitarie vengano fatte a loro vantaggio.
Maggiore partecipazione dei cittadini
La democrazia non si riduce solo al momento del voto, ma è un insieme di strumenti nelle mani dei cittadini per esprimere le proprie idee, proposte e bisogni. La riforma dà più voce ai cittadini: il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sulle proposte di legge di iniziativa popolare firmate da 150.000 cittadini; saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo; si abbasserà il quorum per i referendum abrogativi (quando proposti con 800.000 firme, il quorum si abbasserà dal 50% degli aventi diritto al 50% dei votanti alle ultime elezioni, in media il 35%).