Gentile Presidente, considerato che la decisione di votare "no", per il Partito "Forza Italia", nasce dall'intento di riformulare i contenuti della riforma dell'attuale Costituzione, proposta dal Governo Renzi, in quanto non migliorativi della stessa, ma discutibili per vari aspetti, Le chiedo quali sono i contenuti fondamentali, a Suo parere, che dovrebbero caratterizzarne la modifica alla quale anche Lei e il Suo Partito desiderate dar corso.
Vorrei fare una brevissima premessa. Come lei osserva giustamente, il nostro No alla riforma voluta da Renzi e da una parte del PD non è un atteggiamento conservatore. Al contrario, io personalmente sono stato fra i primi a porre con forza in Parlamento, dal 1995, il tema della riforma istituzionale. Il fatto è che non tutte le riforme, non tutti i cambiamenti, sono equivalenti. Si può cambiare in meglio, o in peggio. La riforma di Renzi non risolve nessuno dei problemi veri, non offre più efficienza né minori costi, e al tempo stesso riduce gli spazi di democrazia.
Noi pensiamo che si debba liberare il campo da una riforma sbagliata per poterne realizzarne una vera ed utile al Paese, una riforma da condividere e che non spacchi in due l’Italia e gli italiani: la Costituzione è la legge fondamentale dello stato, e tutti devono potersi riconoscere in essa. Non può essere approvata con una maggioranza del 51%
La riforma che noi riteniamo necessaria, e ci impegniamo a realizzare dopo la vittoria del No, contiene alcuni punti irrinunciabili:
1) Un limite costituzionale alla pressione fiscale, per cui nessun governo, neppure un governo di sinistra, possa aumentare le tasse oltre un certo limite.
2) Un taglio drastico al numero di deputati e senatori che devono diventare non più di 450, contro i mille attuali: 300 deputati alla Camera, 150 senatori al Senato.
3) Il vincolo di mandato: un parlamentare non deve poter cambiare schieramento, deve rispettare quello in cui è stato eletto. Se cambia idea, deve dimettersi.
4) L’elezione diretta del Capo dello Stato, in modo da sottrarla ai partiti e affidarla ai cittadini.
Vi sono poi altri aspetti importanti da definire: una chiara determinazione del ruolo delle Regioni, e l'attribuzione al premier degli stessi poteri dei suoi colleghi europei. Oggi il Presidente del Consiglio non può neppure sostituire un ministro in contrasto con lui.
La vittoria di Trump crea non poche paure ed anche il desiderio da parte di alcuni leader italiani di trovare in lui tratti di somiglianza , sia da parte di alcuni esponenti di sinistra, sia da parte di alcuni esponenti di destra , nonchè del Movimento 5 Stelle , non tenendo conto, stranamente, dei contenuti del programma politico di Trump. Perché secondo Lei?
Perché in Italia molti fanno l’errore di guardare a quello che succede nel mondo solo in base ai propri calcoli e ai propri interessi nella politica interna italiana.
Fino a poche settimane fa, tutti erano convinti che Trump avrebbe perso, e quasi tutti facevano il tifo per la signora Clinton.
Soltanto io mi sono sempre rifiutato di prendere posizione, come credo un leader responsabile dovrebbe fare: gli Stati Uniti rimangono un partner fondamentale, il più importante Paese amico dell’Italia, chiunque sia il Presidente.
Ora che ha vinto Trump, è scattata la gara a chi è più simile al nuovo Presidente, dimenticando alcune cose fondamentali: Donald Trump prima di diventare presidente è stato una star della televisione e un importante imprenditore, e – per quel che vale – ha detto di avere studiato come modello Silvio Berlusconi.
Questo non giustifica paragoni azzardati: abbiamo storie imprenditoriali diverse, e i nostri programmi coincidono solo in parte. Credo che, del suo, siano giustissimi il taglio delle tasse, il rigore contro l’immigrazione clandestina, la volontà di una migliore collaborazione con la Russia. Non condivido invece le intenzioni protezioniste e una certa tendenza all’isolazionismo. Credo che il mondo abbia bisogno dell’America, e l’America abbia bisogno di svolgere un ruolo da protagonista nel mondo.
Rimane il fatto che i tentativi in Italia di imitare tardivamente Trump sono destinati a fallire, non soltanto perché le due situazioni sono molto diverse, ma perché il presidente Trump ha una personalità e una storia che non hanno nulla in comune con quelle di qualunque politico di professione nel nostro Paese.
La sua diversità è proprio l’elemento che gli ha consentito di risultare credibile presso il ceto medio impoverito dalla crisi e disgustato dalla politica tradizionale. Questo i politici italiani temo non lo abbiano ancora capito.
Non vi è dubbio che il problema prioritario sia per gli Stati di tutti i Paesi del mondo governare la cosiddetta ”globalizzazione”. Si può farlo senza ricorrere a derive autoritarie, ma mantenendo in vita le conquiste “sofferte” a favore dell’emancipazione civile e sociale dei popoli , nonché della democrazia quale conquista politica per eccellenza?
E’ uno dei grandi temi della nostra epoca. La globalizzazione in sé è un fenomeno positivo, che ha consentito a molti paesi un tempo poveri o definiti “in via di sviluppo” di diventare delle potenze economiche mondiali. Penso per esempio all’Estremo Oriente, all’India, al Brasile. Certo, la globalizzazione non è stata omogenea nei suoi effetti, ma complessivamente il numero di persone al mondo in grado di vivere in condizioni accettabili non è mai stato così alto.
Tuttavia una serie di problemi, uno fra tutti l’estremismo islamico e in generale la rinascita degli integralismi religiosi, possono porre in discussione questi traguardi. L’occidente da un lato subisce quest’aggressione degll'integralismo senza aver elaborato una strategia coerente per affrontarla, dall’altro vede i suoi modelli di vita, per esempio il welfare, messi in discussione da paesi che hanno normative sociali o di tutela ambientale molto più “leggere” e quindi costi di produzione infinitamente più bassi.
Io credo che si arriverà progressivamente ad un nuovo equilibrio se le classi dirigenti dell’occidente avranno la saggezza di offrire una risposta liberale a questi problemi. Una risposta cioè basata sulla libertà delle persone, delle merci e dei mercati, sulla concorrenza virtuosa senza vincoli che la distorcano a vantaggio di qualcuno e a scapito di altri.
Non c’è dubbio sul fatto che nei momenti di crisi e di cambiamento la tentazione di ricorrere a soluzioni autoritarie è sempre alta, ma l’esperienza storica ha dimostrato che queste non sono soluzioni, l’autoritarismo non genera ricchezza né sicurezza, genera conflitti e povertà.
Presidente, Le chiedo , inoltre, quale preciso intento volesse rimarcare a proposito della Sua affermazione, secondo la quale l’unico vero leader politico adesso sia rappresentato da Renzi, non essendovi un Suo erede politico;
Volevo dire una cosa molto semplice e mi riferivo ovviamente al leader della sinistra: Renzi ha le caratteristiche del leader, e questo nessuno può negarlo. Essere un leader non significa avere ragione: De Gasperi e Togliatti erano entrambi leader, ma sostenevano progetti politici opposti. Renzi ha messo la sua capacità di leadership, la sua indubbia abilità oratoria, il suo dinamismo, ed anche la sua spregiudicatezza, al servizio di una causa sbagliata.
C’era un altro leader, che a differenza di Renzi è stato votato negli anni quasi 200 milioni di volte dagli italiani nelle diverse elezioni. Si è voluto eliminarlo dalla scena politica, prima con un processo assurdo, punto di arrivo di una persecuzione giudiziaria durata vent’anni, e poi con una scandalosa votazione del Senato, che in spregio alla legge, ai regolamenti e alla logica lo ha privato dei diritti politici per diversi anni.
Confido che l’Europa prima o poi farà giustizia di questo vero e proprio crimine contro la democrazia. Ma nel frattempo sono ancora qui, per il mio senso di responsabilità e per il mio senso dello Stato.
Voglio aggiungere solo una cosa, a questo proposito. I successori non si fabbricano in provetta e non si nominano. Non siamo una monarchia. I successori emergono naturalmente quando un nuovo leader dimostra sul campo di avere la forza, la passione, la capacità di coinvolgere la gente. Non dipende né da me né da altri nominarlo, non esiste un concorso per candidati leader. Esistono le regole, dure ma giuste, della competizione politica.
Quale, a Suo parere, sarà la conseguenza per il governo “Renzi”, nel caso in cui vincesse il “no” ai contenuti del Referendum del 5 dicembre prossimo;
Dipenderà da Renzi. I numeri parlamentari non cambiano, anche in caso di vittoria del No, quindi se Renzi deciderà di restare, potrà farlo. Lui ha promesso, se sconfitto, di farsi da parte: non sarebbe la prima promessa che non mantiene.
Certo, un percorso logico dopo la vittoria del No sarebbe quello di fare subito una nuova e diversa legge elettorale, e poi ridare la parola agli italiani per arrivare finalmente ad una maggioranza parlamentare che corrisponda alla maggioranza dei cittadini e ad un governo che ne sia espressione.
In ogni caso sarà il Presidente della Repubblica a farsi garante di un percorso che senza avventure concluda la legislatura. Noi prenderemo atto con rispetto delle sue scelte, e ci regoleremo di conseguenza.
Di certo, potremo collaborare alla nuova legge elettorale, anzi riteniamo necessario e doveroso che sia una legge condivisa, ma non parteciperemo a nessun governo di scopo con il Partito Democratico.
Quale programma il Suo partito politico presenta ed offre ai cittadini italiani, nel rinnovato clima politico, sociale ed economico?
Il nostro programma si può riassumere così: meno tasse, meno tasse, meno tasse. Meno tasse sulle famiglie, meno tasse sulle imprese e sul lavoro, meno tasse sulla casa. E’ la condizione per far ripartire davvero l’Italia. Il presidente Trump ha annunciato un massiccio programma di riduzione del carico fiscale. Se l’Italia, come gli altri paesi d’Europa, non farà altrettanto, ovviamente sarà l’economia americana e non quella italiana ad attrarre capitali e investimenti. Anzi, assisteremmo ad una fuga di quelli che oggi sono qua verso gli Stati Uniti. Invece il nostro obbiettivo dovrebbe essere quello di crescere insieme, sulle due sponde dell’atlantico.
Poi naturalmente il nostro programma prevede altri aspetti importanti: meno Europa, se l’Europa significa un sistema burocratico ottuso che limita le libertà delle persone e degli stati, meno vincoli alle imprese, più sicurezza per tutti, più garanzie per ciascuno, più contrasto all’immigrazione clandestina, più Italia in Europa e nel mondo. Oggi l’Italia è diventata irrilevante mentre, se posso ricordarlo, con i miei governi ebbe un ruolo da protagonista. Forse il momento più significativo della mia attività di governo fu quando, per mia iniziativa, in Italia, a Pratica di Mare, il Presidente Bush e il Presidente Putin firmarono l’accordo di cooperazione fra NATO e la Federazione Russa, che poneva fine a mezzo secolo di guerra fredda.
Le chiedo, infine, un Suo messaggio per gli italiani che vivono in America e per il lettori del quotidiano America Oggi.
Il mio messaggio è questo: l’Italia è orgogliosa di voi perché avete dimostrato, con il vostro lavoro, i vostri sacrifici, i vostri successi, di cosa sono capaci gli italiani, in ogni settore della vita economica e civile degli Stati Uniti. Le vostre storie sono storie di successi che nascono dalla tenacia, dall’ingegno, dalla laboriosità. Sono gli stessi valori sui quali si basa la prosperità del nostro Paese oggi e soprattutto per il futuro. Sono i valori nei quali noi crediamo e che costituiscono il nostro progetto liberale per cambiare l’Italia.
Per questo è vergognoso che la riforma di Renzi cancelli, fra gli altri aspetti, i vostri diritti che noi avevamo introdotto. Nel nuovo Senato gli italiani all’estero non saranno più rappresentati e per la Camera ben difficilmente potranno partecipare alle votazioni nel turno di ballottaggio, cioè in quello decisivo per il futuro del Paese.
Noi non permetteremo che gli italiani all’estero tornino ad essere cittadini di serie B. L’Italia vi deve molto, anche per la dignità con la quale la rappresentate.
Vorrei che Voi poteste essere orgogliosi del vostro Paese come il vostro Paese è orgoglioso di voi. Per questo stiamo cercando di costruire un’Italia migliore, più giusta e più libera con il vostro concorso e il vostro aiuto.
Biagio Maimone per Amerca Oggi, pubblicato lunedì 28/11/2016
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ASI precisa che l'intervista al Presidente Silvio Berlusconi è stata fatta dal giornalista Dr.Biagio Maimone per il giornale per gli italiani: America Oggi, che ne è la fonte. L''articolo è stato pubblicato su America Oggi lunedì 28/11/2016. Si ringrazia America Oggi ed il collega Dr. Biagio Maimone che ci ha autorizzato la pubblicazione.