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Salute, C.U.R.I.A.M.O. lo stile di vita: per curare il diabete e ridurre la spesa sanitaria
(ASI) Il diabete, e le altre malattie non trasmissibili, come le patologie cardiovascolari e quelle respiratorie croniche, si possono curare più efficacemente con uno stile di vita corretto nell'alimentazione e nella forma fisica. Lo dice una letteratura scientifica ormai consolidata, lo dimostreranno, tra gli altri, i risultati di un programma di attività e ricerca sul campo che illustrerà il Prof. Pierpaolo De Feo dell'Università di Perugia, specialista in materia di diabete, obesità e sindromi metaboliche il 12 aprile prossimo a Roma, al quarto Forum "CHANGING DIABETES BAROMETER". Il Forum si svolgerà presso il Tempio di Adriano, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed il patrocinio di Senato e Camera dei Deputati, alla presenza del Ministro della Salute Fazio.

L'iniziativa del 12 concentrerà l'attenzione sulle possibili politiche di intervento per la prevenzione ed il controllo delle malattie non trasmissibili e, nello specifico, del diabete, da molti esperti sanitari definito una delle grandi minacce del terzo millennio. Le statistiche supportano questa definizione: si stima che il numero di persone affette nel mondo aumenterà dai 171 milioni del 2000 ai 366 milioni nel 2030 mentre, per quanto riguarda l'Italia, rispetto a dieci anni fa vi sono quasi un milione di casi in più di diabete diagnosticato.

Il Prof. De Feo interverrà al Forum nella duplice veste di Presidente dell'Italian Wellness Alliance e di Direttore del C.U.R.I.A.M.O., Centro Universitario per la Ricerca sull'attività motoria, nato dall'idea e dal lavoro di De Feo e supportato da una intesa tra l'Università di Perugia e l'Azienda Ospedaliera di Perugia, a suo tempo caldeggiata dall'assessore regionale alla Sanità Maurizio Rosi.

Il giorno dopo, 13 aprile, i risultati dell'esperienza pilota del C.U.R..I.A.M.O. sarano illustrati anche a Perugia presso la sede del Corso di Laurea in Scienze Motorie, alla presenza di una delegazione della Regione Sardegna, interessata all'esperienza perugina.

C'è molta attesa per quello che De Feo dirà e lo abbiamo sentito per avere qualche anticipazione ed informazione in più sull'esperienza del C.U.R.I.A.M.O. "Il problema di base è che, di fronte al forte aumento delle patologie non trasmissibili come il diabete, i farmaci non sono più sufficienti". Si rende necessario un approccio a 360 gradi che "metta al centro dell'intervento il soggetto affetto dalle patologie, analizzandolo e seguendolo con un trattamento multidisciplinare". E' provato che l'intervento solo "assistenziale", cioè sostanzialmente farmacologico, può essere integrato, o addirittura, in certi casi, superato, da un intervento sullo stile di vita, centrato su una corretta alimentazione e su una migliore forma fisica ottenuta attraverso l'esercizio fisico. "Già dopo tre mesi di trattamento, assicura il Prof. De Feo, si riscontrano miglioramenti significativi sul peso corporeo, la circonferenza di vita, la diminuzione dei grassi, e sui diversi fattori di rischio cardiovascolare quali il diabete e l'ipertensione arteriosa. Il paziente stesso riferisce un miglioramento della propria qualità di vita e ciò, tra l'altro, con una riduzione dell'uso dei farmaci, che rappresenta un argomento non di poco conto per chi orienta e decide le politiche sanitarie".

Insomma, il C.U.R.I.A.M.O, nato come struttura di ricerca universitaria, è diventa poi anche una struttura di servizio per migliorare lo stile di vita delle persone sedentarie con patologie come il diabete e l'obesità anche infanto-giovanile. " Proprio perché siamo una struttura di servizio, ci tiene giustamente a sottolineare De Feo, l'accesso è al massimo semplificato. I pazienti possono essere presi in carico dal Centro con una semplice impegnativa del medico curante che riporta la patologia e la richiesta di visita al C.U.R.I.A.M.O". Il paziente inizia così un percorso seguito da specialisti e figure esperte in diverse discipline: endocrinologia, pediatria, malattie metaboliche, medicina dello sport, nutrizione, psicologia e pedagogia. A questi, si affiancano i laureati in attività motoria e organizzatori di attività fisica all'aperto.

"La prima fase del percorso è quella intensiva e dura tre mesi. In questo periodo, il paziente inizia a seguire il "nuovo stile di vita" secondo un programma di alimentazione e di esercizio fisico individualizzato e supervisionato". I medici valutano gli effetti dal punto di vista metabolico e dello stato di forma fisica. Lo psicologo offre un supporto motivazionale e verifica gli effetti, di solito buoni, sull'autostima dei soggetti in trattamento e sulle problematiche dei disturbi da comportamenti alimentari, che di solito si ridimensionano. Le dietiste tendono a migliorare la qualità dell'alimentazione con dei corsi di educazione alimentare. Ugualmente, ciascuno degli altri esperti valuta, per i singoli casi, le ricadute nel proprio ambito di competenza. Ogni settimana, tutti gli Operatori del Centro si riuniscono per fare il punto della situazione, specie sui casi più critici, di modo che, come rimarca De Feo, "viene comunque assicurata la peculiarità del modello assistenziale proposto dal C.U.R.I.A.M.O., ovvero la interdisciplinarietà e la valutazione di tutte le implicazioni del trattamento sul paziente, da quelle mediche, a quelle fisiche, a quelle psicologiche".

Dopo questa fase intensiva, i pazienti vengono monitorati nel tempo con controlli dopo 3, 6 , 12 mesi e, poi, annualmente, per verificare l'impatto di lunga durata dell'intervento, che è poi una vera e propria analisi di costi e benefici. E proprio da questa analisi emergono i dati più incoraggianti e significativi per chi deve decidere le politiche assistenziali. "Sul lungo periodo, rileva De Feo, c'è una riduzione di ricoveri, spesa per farmaci e giornate di malattia".

Un'esperienza, quella del Centro perugino, che è un fiore all'occhiello per l'Umbria, l'Università e l'Azienda Ospedaliera di Perugia, tanto più perché, come orgogliosamente sottolinea De Feo, "si tratta dell'unica struttura pubblica di questo genere in Italia". Non a caso, il mondo scientifico e dell'informazione se ne sta interessando con attenzione crescente.

Tuttavia, resta ancora molto da fare perché la cultura del "corretto stile di vita" si diffonda, anzitutto tra i medici di famiglia e tra i pazienti affetti dal diabete e dalle altre malattie non trasmissibili. Il C.U.R.I.A.M.O e il Prof. De Feo ne sono consapevoli, e garantiscono un impegno a tutto campo, con l'obiettivo di "creare una rete sul territorio che promuova e divulghi la conoscenza dei corretti stili di vita". Così, ad esempio, sono state promosse camminate collettive in collaborazione con la Comunità Montana Trasimeno e Medio Tevere; o attraversate a piedi dell'Italia a tappe, dal Tirreno all'Adriatico; o stands informativi nei diversi centri dell'Umbria, o l'apertura di un apposito sito web (www.unipg.it\curiamo). Tutto serve per dimostrare sul campo i benefici che si possono trarre da un'attività fisica costante e moderata. Tutto può essere utile per far conoscere ciò che è (più) utile alla salute individuale e collettiva.

 

 
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