D'Alema boccia le riforme e la politica del Governo Renzi che non investirebbe nello sviluppo economico e nel lavoro, “rottamando” la sinistra del Pd

(ASI) Intervistato dalla Redazione il 12 agosto 2016, l'ex Presidente del Consiglio e Presidente della Fondazione ItalianiEuropei, On. Massimo D'Alema ha spaziato su diversi temi: dal referendum costituzionale, passando per la nuova legge elettorale Italicum e le dinamiche interne al Partito Democratico, fino ad arrivare alla crescita economica pari a zero del nostro Paese.   D'Alema ha anche affrontato le più importanti tematiche internazionali vicine all'Italia, come la Brexit e le crisi internazionali di Libia e Siria.
Nel suo intervento si è dimostrato sempre e costantemente critico nei confronti di Renzi che evidentemente non gode della stima del grande “vecchio saggio” della sinistra italiana. Ma, esaminiamo punto per punto le dichiarazioni dell'On, Massimo D'Alema.

Sulla riduzione del numero dei Parlamentari, l'ex Premier si è dichiarato favorevole al superamento del bicameralismo perfetto e alla riduzione del numero dei parlamentari, cose necessarie, secondo lui, ma che, in sua opinione, non si vogliono raggiungere nel migliore dei modi possibile. Egli ritiene che la riforma proposta dal Governo Renzi sia una “occasione mancata”, e non raggiungerà gli obbiettivi prefissati, perché, se la riforma passa, il bicameralismo resterà e le procedure per le approvazioni delle leggi diventeranno molto più complicate. Nascerà un Senato composto da Consiglieri Regionali e da Sindaci che però hanno in realtà un altro compito da svolgere, quindi non si capisce come potranno legiferare.

Egli ritiene che per risolvere i problemi della governabilità del Paese, basterebbe fare semplicemente una riforma di tre articoli che avrebbe un largo consenso generale. La riforma dovrebbe riguardare la riduzione del numero dei Senatori e dei Deputati; la fine del bicameralismo perfetto, stabilendo che il voto di fiducia lo dia solo la Camera e non il Senato; e la creazione, in caso di disaccordo, di una commissione speciale formata da esponenti delle due Camere per stilare un testo finale di legge che sia sottoposto al voto delle due Camere, evitando così la navetta fra l'una e l'altra.

D'Alema è addirittura convinto che l'attuale riforma, se passerà, sfocerà in un sistema di Governo antidemocratico comunque sia caratterizzato dall'accentramento dei poteri nelle mani di un singolo, o di un gruppo dirigente di potere, venendo meno i pesi e contrappesi del controllo democratico.

Su Renzi, lo storico esponente del Partito Democratico, si è dimostrato molto critico e ha dichiarato che l'attuale Premier e Segretario del principale Partito di governo, indica Napolitano come “padre” del referendum costituzionale, non per un atto di riconoscenza e generosità verso l'emerito Capo dello Stato, ma semplicemente per utilizzarlo come parafulmine, coprendosi dietro il suo nome in caso di sconfitta.

D'Alema ha, rincarato la dose, affermando l'incostituzionalità dell'Italicum, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale, definendola uno strumento in mano ai politici per garantire le loro poltrone, col completo rovesciamento della filosofia democratica. L'Italicum, infatti, secondo l'ex Presidente del Consiglio, non garantirebbe nemmeno una migliore stabilità di governo, come dichiarato dal Premier Renzi, poiché essa dipenderebbe, più che dalla legge elettorale, dalla serietà della politica. La credibilità della politica sarebbe fondamentale anche per avere il consenso non solo in Parlamento, ma, soprattutto nel Paese, visto che si assistono a Governi eletti con sempre meno consenso popolare, a causa di un astensionismo dilagante,frutto della sfiducia nelle istituzioni.

Ma, per lo statista post comunista, la nuova legge elettorale farebbe acqua da tutte le parti, poiché garantirebbe a una minoranza ristretta di avere la maggioranza assoluta in Parlamento, ma ciò non vuol dire garantire la stabilità, poiché basterebbe la defezione di un certo numero di parlamentari nel Partito di maggioranza per avere una crisi di governo. Questo sarebbe facilmente prevedibile, considerando, l'assenza di un vincolo di mandato costituzionale, e la più alta tendenza mondiale al trasformismo che caratterizza la politica italiana. Invece, secondo D'Alema, un istituto che si potrebbe introdurre per garantire la stabilità di governo, potrebbe essere la “sfiducia costruttiva” come esiste in Germania, per cui non si può mettere in crisi il governo se non se ne può creare un altro.

Dunque,esistevano, secondo il Presidente della Fondazione ItalianiEuropei, mezzi molto più corretti e democratici per garantire la stabilità di governo, con una legge elettorale il più possibile rappresentativa.

Parlando delle vicende interne al PD, D'Alema va giù durissimo su Renzi. Egli sostiene che l'attuale Segretario Nazionale non abbia portato alcun cambio generazionale all'interno del Partito, ma, bensì abbia liquidato il gruppo dirigente storico della sinistra italiana, marginalizzando dalla vita politica coloro che incarnavano per certi versi la tradizione della sinistra; tutto ciò allo scopo di spostarsi politicamente a destra, poiché Renzi avrebbe sempre avuto una sorta di avversione e disprezzo per la Sinistra, la sua tradizione e la sua cultura. L'ex Premier, arriva a dipingere, quello che vorrebbe essere il nuovo “Lorenzo De' Medici” della politica italiana, come un uomo di destra che ha più sostenitori nelle fila del centrodestra che a sinistra.

D'Alema, sollecitato dalla nostra redazione,si è soffermato anche sul “Brexit” e su quello che bisognerebbe fare per evitare che ci siano uscite di altri Stati dall'Unione Europea, rendendo l'Europa migliore.

In merito, il Presidente della Fondazione ItalianiEuropei, parla di una maggiore democraticizzazione delle istituzioni comunitarie, dando più peso politico decisionale al Parlamento Europeo e meno peso al veto dei governi nazionali. Egli sostiene la necessità di mettere fine alle politiche europee di austerità che hanno ostacolato la crescita economica, gli investimenti, l'occupazione, e determinato una vera e propria ostilità di larghe fasce di cittadini verso le regole e le imposizioni dell' Unione Europea.

Sulla Libia, D'Alema ha le idee chiare: la sua stabilità è vitale per l'Italia, sia perché base di partenza dei flussi migratori clandestini, sia perché è un interlocutore fondamentale nella politica energetica del nostro Paese, fornendo pressoché il 30% del nostro fabbisogno energetico, perciò sarebbe necessario aiutare i Libici sia sul piano politico, sia su quello umanitario e militare (se richiesto), in quest'ultimo caso, passando prima tramite la fiducia del Parlamento.

La guerra in Siria, è secondo lo statista della sinistra italiana, un conflitto che da regionale è diventato globale e che può finire solo tramite un difficile accordo internazionale fra le parti che ponga fine alle ostilità fra le potenze sunnite ostili ad Assad (come ad esempio l'Arabia Saudita) e quelle sciite (come l'Iran) che lo appoggiano insieme alla Russia; in questo processo l'Europa dovrebbe svolgere un ruolo importante. D'Alema crede che in base al principio dell'autodeterminazione dei popoli, siano i Siriani a dover scegliere il loro governo liberamente. Assad, che non nutre la simpatia dell'ex Presidente del Consiglio, non è comunque sia l'unico responsabile della guerra che è scoppiata.

Massimo D'Alema si è congedato dai nostri microfoni con un'ultima stilettata a Renzi che al dialogo politico sempre presente nel Partito Democratico, avrebbe aggiunto il brutto “vizio” di voler “rottamare le persone”, “abitudine che non c'era mai stata nemmeno nei momenti di più aspro confronto politico” e a causa di questo modo di fare il PD sta continuando a indebolirsi.

La cattiva condotta politica del governo del Premier Renzi, secondo D'Alema, condizionerebbe negativamente la crescita economica del Paese, secondo gli ultimi dati, nuovamente prossima allo zero.

L'ex Premier, infine, ci dice quella che secondo lui è la ricetta giusta per risollevare le sorti del'Italia: il Paese non avrebbe bisogno di flessibilità e precarietà del lavoro, di politiche sempre contro i lavoratori ed i sindacati, ma avrebbe bisogno soprattutto di investimenti nella ricerca e nelle infrastrutture che purtroppo non sembrerebbero essere la priorità del Governo.

Importanti e significative le parole di Massimo D'Alema a tal punto da dover far nascere un dibattito e una rivoluzione interna nella coscienza collettiva della Nazione.

Il “dado è tratto”, il cerchio pare stringersi sempre più “intorno al collo” della classe dirigente italiana del “nuovo corso renziano”, che sembra incapace di venire incontro alle reali esigenze del Paese.

Larghe fasce della popolazione si allontanano e si disinteressano sempre più dalla politica, dal concetto di Stato e di “cosa” pubblica.

La crisi economica avanza e venti di guerra globale si fanno sempre più minacciosi in Europa e nel Mediterraneo.

Nellla temmpesta la “barca” Italia riuscirà a non naufragare ? Ci sarà bisogno di un abile ed esperto capitano che tenga ben saldo il timone sul ponte di comando.

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

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