M5S. Perché non è rivoluzionario, perché va studiato

cronaca 160712180404(ASI)  Hanno trovato nella contestazione la propria origine, eppure sono oggi un partito a tutti gli effetti. Sono nati dai V-Day di Beppe Grillo e dalla blogosfera di Gianroberto Casaleggio, eppure camminano ora sulle proprie gambe. Molti, sbagliando, dicevano sarebbero scomparsi presto, come i Qualunquisti del secolo scorso, fagocitati dalla loro stessa protesta.


I cosiddetti "Grillini", frutto del Movimento 5 Stelle, sono ora una formazione politica ufficiale che non solo si è ripetutamente affermata alle elezioni sin dalle Legislative del 2013, ma che si è riconfermata generando un tripolarismo con il quale l'Italia, esasperata sognatrice di un bipartitismo irraggiungibile, ma tradizionalmente caratterizzata dai molteplici colori politici, ha dovuto far presto i conti.

Bacchettano la vecchia classe dirigente, urlano e incalzano sui temi che toccano maggiormente i cittadini, ergono a eroi nuovi volti come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, sguinzagliano la democrazia diretta sul web e poi siedono in parlamento con la volontà di voler rivoluzionare tutto, a detta dei propri avversari senza distinguere quel che va riformato dal salvabile di questo massacrato Paese.
Ad ogni modo, nessuno deve sottovalutarli nella volontà di fare la differenza e nella loro indubbia inesperienza dei grandi palazzi. Non sempre sobri, ma genuini, poco diplomatici, ma sinceri, non sempre preparatissimi, ma passionali. Quello che più muove i Cinque Stelle è la loro aura nel voler essere diversi pur non essendolo affatto.

Pur senza rivoluzioni ciò che più sorprende è che a distanza di tre anni, a parte lo scossone politico di un unico uomo chiamato Matteo Renzi, in poco sembra aver reagito la vecchia politica di fronte all'ondata populista dei Grillini. Nel più nobile senso del termine perché, come a Roma, nella tempesta di Mafia Capitale, la destra, con Gianni Alemanno, e la sinistra, con Ignazio Marino, hanno miseramente fallito. Dunque tutt'altro che inatteso il trionfo del primo sindaco donna dell'Urbe, la sindaca, appunto, Virginia Raggi.
Come per la sua collega Chiara Appendino a Torino, è impossibile sapere se questa sia la via del risanamento. Di certo quel che più sorprende, a volte con sarcasmo da parte degli avversari politici, risiede in quell'incredibile naturalezza che fa del Movimento 5 Stelle in Italia, un naturale vaccino per l'allontanamento di ogni nazionalismo che infiamma il resto d'Europa.

Come in Spagna Podemos, il partito pentastellato rimane un caso innovativo, degno di studio, pur non conoscendone la reale effettività, che sarà ora comunque messo alla prova in due dei più importanti comuni d'Italia, ma sarà interessante seguirne l'evoluzione, almeno fino a quando il resto della vecchia politica, nella sua stanchezza e ripetitività, continuerà a dare al M5s concime per crescere...

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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