(ASI) “Discutere di Europa non significa eliminare il dibattito interno nel Pd. Ma essere seri e credibili, perché l’Europa è a un punto di snodo adesso. Non mancheranno occasioni per discutere tra di noi, anche in modo litigioso, perché siamo un partito democratico”. Così Matteo Renziapre i lavori dell’Assemblea nazionale di sabato 23 luglio 2016 al Parco dei Principi a Roma.
“Nelle nostre assemblee estive abbiamo sempre cercato di dettare l’agenda dei mesi successivi. Nel 2014 avevamo il cammino per le riforme, in ballo alcuni disegni di legge. Discutemmo di come le riforme avrebbero segnato il cammino del Paese. Nel 2015 annunciammo all’Expo che avremmo abolito l’Imu e altre misure fiscali per condizionare il dibattito politico, discutendo di questo modello di ripresa. Nel 2016 discutere di Europa non significa di eliminare il dibattito interno nel Pd, ma perché l’Europa è a un punto di snodo. Le occasioni per dirci le cose non mancano. Non andiamo di nascosto a incontrare lobbisti ed esponenti di mondi che abbiamo contestato”.
“O noi utilizziamo questa occasione per definire una linea strategica dell’Europa o ci ridurremo a rincorrere la dittatura dell’istante. Dobbiamo capire se la politica ha ancora la possibilità di incidere in un percorso di costruzione dell’Europa. Il voto di Brexit è un voto politico. Il referendum di Cameron è stato figlio di una scelta politica”.
“Il voto Brexit è politico – ha aggiunto – è stato una sconfitta politica per l’Europa, si è votato sulla paura dell’immigrazione. L’Europa deve considerare la Brexit come una gigantesca sveglia, noi non consentiremo all’Europa di essere ostaggio della politica inglese, basta melina, fare presto è una scelta del popolo britannico che abbiamo il dovere di rispettare”.
“Abbiamo aperto una breccia nel moloch dell’austerity. Mi sono sentito messo all’angolo quando al vertice di Ypres proposi per primo di cambiare il paradigma dell’economia europea. Nelle prossime settimane l’Europa deve riflettere su cosa vuole fare da grande. O nel Pd abbiamo la consapevolezza che da qui al 2017 dobbiamo essere in grado di costruire una alternativa al modello europeo, oppure avrà perso l’Europa. E’ cruciale raccontare che l’Europa non è la causa di tutti i mali come avvenuto in Gran Bretagna”.
“Donald Trump sta giocando su un’America cupa. Raccontando gli Stati Uniti con toni mai visti prima. Altro che Ronald Reagan, che faceva leva sull’entusiasmo, sulla speranza, perché quello è l’orizzonte che lui proponeva, anche se non condividevamo le sue ricette economiche. Credo che oggi sta avvenendo un derby tra paura e coraggio, negli Stati Uniti”.
“Noi rispetteremo il voto libero e democratico della più grande democrazia universale e collaboreremo con chiunque ma in questa sede noi possiamo dire oggi qui che ciò che sta avvenendo negli Usa è il simbolo di quello che probabilmente avverrà nei prossimi anni in tutti il mondo. La politica americana ci ha sempre fatto vedere prima ciò che accadrà 5 o 10 anni dopo nel mondo”.
“La vittoria di Trump segnerebbe la prevalenza della rabbia sulla speranza e la nostra risposta non può essere morale o moralista, se c’è una cosa peggiore di strumentalizzare la paura è sottovalutarla. Dobbiamo avere il coraggio di trovare una terza via tra chi vorrebbe evitare di parlare di paura e chi vuol giocare tutte le sue carte su quello. E’ la paura del futuro, e la paura va sconfitta con visione basata su idee, coraggio, sulla politica”.
“Noi diciamo con forza al governo turco che, proprio per la storia dell’Italia che ha visto sia Prodi sia Berlusconi in un rapporto stretto con la Turchia, che mettere in carcere professori e giornalisti non sta mettendo in carcere persone ma il suo futuro. Non c’è alcun accordo sui migranti che possa giocarsi sulla pelle dei diritti umani”.
“Ho cambiato idea: l’Italia non può essere leader in Europa. Deve essere leader. L’Italia deve prendere per mano un continente che in questo momento è in difficoltà”.
“Noi stiamo affrontando una fase nella quale il disegno di chi ci vuole nel terrore e nel panico è molto serio e articolato. Loro vogliono che viviamo nel panico perché sanno che l’obiettivo numero uno è distruggerci e quello numero due farci vivere in una condizione di paura. Ma difendere la nostra vita non significa solo difendere il fatto che respiriamo ma vuol dire difendere ideali, valori, un modello culturale e educativo: se loro odiano lo sport o la musica, noi li amiamo di più”.
“Mentre qualcuno pensa di rinchiuderci in un dibattito autoreferenziale e interno, noi lanciamo da Ventotene il guanto di sfida all’Europa. Portiamo i leader europei a costruire le regioni della speranza e non della rabbia. Fuori c’è un mondo preso dal panico ma abbiamo bisogno di avere una visione per il futuro”.