(ASI) Roma - “Rendimenti da capogiro, ma anche troppi rischi per investitori e risparmiatori: il boom dei titoli obbligazionari africani rischia di ripercuotersi negativamente su istituti di credito e investitori istituzionali europei che hanno nel portafoglio attività di fondi sovrani dei Paesi dell’Africa sub sahariana.
Per l’Italia c’è l’aggravante di un Governo che, in caso di crisi, tutela banche e banchieri, ma non certo correntisti e piccoli risparmiatori”. Lo dicono i deputati M5S che con il portavoce Andrea Vallascas hanno presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia in merito agli strumenti di tutela dei risparmi a fronte di una crescita del mercato delle obbligazioni pubbliche e private messe da numerosi Paesi africani.
“Si tratta di strumenti finanziari - spiega Vallascas - che hanno preso il sopravvento nella composizione del debito dell’Africa e che attraggono gli operatori europei per gli alti tassi d’interesse che garantiscono. Ma, dietro l’angolo, si nasconde il rischio di economie non propriamente solide e condizionate sia dall’instabilità politica sia dall’eccessiva dipendenza dalle materia prime che stanno registrando una forte contrazione”.
«Oltre al Sudafrica - prosegue - l’emissione di titoli in valuta estera sta interessando molti stati del continente. Il Ruanda, ad esempio, ha venduto titoli a Bnp Paribas e Citigroup. Il Senegal e la Costa d’Avorio hanno venduto obbligazioni per un ammontare di un miliardo di dollari. Ugualmente sono stati collocati con grande successo titoli emessi da Kenia, Ghana, Zambia, mentre Nigeria e Tanzania, solo per citarne alcuni, sarebbero intenzionate a emettere titoli in valuta estera”.
“Una ulteriormente componente di rischio per le economie africane e per la stessa sostenibilità dei prestiti - insiste il deputato M5S - è rappresentata dal passaggio da un sistema di prestiti controllato e gestito attraverso accordi bilaterali a uno che si esplica interamente sui mercati finanziari”.
«Tutto ciò - conclude Vallascas - genera incognite e preoccupazioni sulla tenuta dei fondi e sulle ripercussioni, in caso di svalutazione, per banche e investitori istituzionali, compresi quelli italiani. Il Governo ha il dovere di verificare gli strumenti di tutela dei risparmiatori e dei cittadini”.