(ASI) Intervista all’On. Adriana Galgano deputata umbra di Scelta Civica, l'esclusiva ad ASI è stata concessa durante l’incontro organizzato da Futuro Umbria presso il Perusia Hotel di Perugia. Scelta Civica che, lo ricordiamo, è tutt’ora un partito molto importante, che siede nel governo, e che soprattutto è stato
premiato da quest’ultimo per la sua fedeltà e competenza con la nomina dell’ On. Zanetti a vice ministro dell’economia. Questo a dimostrazione che Scelta Civica è un partito di gran peso politico facente parte dell’esecutivo con la cui rappresentante On. Adriana Galgano affronteremo varie tematiche.
-Partendo dalla nomina dell’Onorevole Zanetti: quali sono le ricette di Scelta Civica per poter uscire dalla crisi economica che attanaglia il Paese?
Vorrei fare una precisazione; Scelta Civica è nata dopo le elezioni del 2013. Quindi con il governo monti prima del 2013 noi non c’entriamo proprio niente. Siamo tutte persone scelte da Monti per le loro capacità nel lavoro e che con la nuova legislatura hanno cominciato a fare politica. Perciò nessuno di noi ha un “passato”. Detto questo noi abbiamo delle ricette molto importanti per il paese. La prima è il taglio delle spese. Non è più possibile continuare a strangolare i cittadini con le tasse ed avere una delle spese pubbliche più alte dell’occidente. Per esempio una delle nostre battaglie in questo senso è tagliare, chiudere, le “partecipate” dagli enti pubblici che non producono reddito. Che hanno più amministratori che dipendenti, e in alcuni casi non li hanno proprio. Si può dire quindi che hanno altri scopi che con quelli di un azienda non c’entrano nulla. Su questo stiamo combattendo una battaglia da tre anni e siamo fiduciosi rispetto alle ultime aperture che Renzi ha fatto. Un’altra delle battaglie che stiamo portando avanti è quella per una maggior concorrenza nel nostro paese. Noi crediamo che tutti debbano avere l’opportunità di ottenere risultati in relazione ai loro sforzi e la concorrenza è quel sistema che maggiormente favorisce tutto questo. Abbiamo fatto una grande battaglia in parlamento per la liberalizzazione dei farmaci di fascia “C”. Ciò porta dei vantaggi al cittadino. Anzitutto perché i fascia “C” sono i farmaci che il medico prescrive ma che il cittadino si paga da solo. In un momento di grave crisi economica è quindi importante abbassare il prezzo dei farmaci e liberalizzarne la vendita questo avverrebbe. Grande è anche la nostra attenzione per le imprese, specie le piccole e medie imprese, che sono danneggiate da una legislazione che spesso è fatta per le grandi imprese e poi applicata per similitudine a tutte le altre. Noi pensiamo che se tagliamo le spese creiamo più possibilità per tutti attraverso la concorrenza e diamo attenzione al nostro patrimonio primario che sono le piccole imprese; da tutto ciò il paese potrà ripartire.
-Proprio l’On. Zanetti recentemente ha dichiarato “nella U.E. non sono abituati ad un Italia che punta i piedi”. L’Italia vorrebbe riacquistare quella autorevolezza che nel tempo ha perso?
Io credo che non sia un problema di puntare i piedi. Si tratta essenzialmente di “lavorare bene”. Tipo sei mesi dopo che siamo stati nominati in parlamento, nell’Unione Europea sono cambiate molte cose. Una mia collega ed io avevamo segnalato che l’Italia era stata profondamente penalizzata. Al governo se ne sono accorti con circa una anno di ritardo. Adesso ci mettiamo a puntare i piedi ma avremmo dovuto lavorare in diverso modo precedentemente. Una cosa che io dico sempre in parlamento è che in altri paesi non ragionano come maggioranza ed opposizione. Bensì c’è un ragionamento sulla base dell’interesse nazionale. Noi invece abbiamo un parlamento che sulle questioni europee continua a dividersi e continua ad usarle come strumento di lotta politica. Non seguiamo con sufficiente attenzione i dossier europei e questo lo dico anche rispetto all’opinione pubblica. Accadono cose importantissime in Europa; cose su cui il nostro paese deve prendere posizione, e l’opinione pubblica, a partire dai giornali, se ne occupa solo in maniera relativa. Quindi non è questione di puntare i piedi, ma capire che in Europa bisogna lavorare con grande preparazione e capire che la politica europea non è politica estera ma politica interna della quale ce ne dobbiamo occupare con lo stesso entusiasmo e la stessa energia con cui ci occupiamo dei giochi di palazzo. (Fine prima parte)
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia
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